Search

Pier Carlo Sommo

(#italiaunicaqui) – Esattamente 56 anni fa, il 16 luglio 1965, i Presidenti della Repubblica Italiana e della Repubblica Francese, Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle inauguravano a Courmayeur (AO)  il Traforo del Monte Bianco. Tre giorni dopo, il 19 luglio, le prime vetture varcavano la soglia di ingresso di quella che all’epoca era la più lunga galleria stradale del mondo, sotto la montagna più alta d’Europa.   Nel 1786, quando la Savoia era ancora unita al Piemonte e faceva parte del Regno di Sardegna, Jacques Balmat, guida di Chamonix, e il medico Michel Gabriel Paccard, scalarono per primi il Monte Bianco. Un anno dopo lo scienziato ginevrino Horace Bénédict de Saussure ripeté l’impresa, e profetizzò nelle sue memorie: ” Verrà un giorno in cui si scaverà sotto il Monte Bianco una strada carrabile e queste due valli, la Valle di Chamonix e la Valle d’Aosta, saranno unite”..

Pier Carlo Sommo – Ingresso italiano del Tunnel

Un secolo e mezzo dopo le profetiche parole dello scienziato svizzero, un tenace nobile piemontese, il conte Dino Lora Totino, ingegnere ed industriale, iniziò a realizzare il sogno. Acquistati due ettari di terreno, cominciò l’opera di escavazione nel maggio 1946. Un coraggioso atto provocatorio, senza nessuna autorizzazione, realizzato con pochi operai e mezzi inadeguati. Questo atto, unito a continue azioni di pressione sortirono il loro effetto, il 14 marzo 1953 venne firmata a Parigi la Convenzione internazionale tra Italia e Francia per la realizzazione e gestione di un tunnel sotto il Monte Bianco. Da quel momento la macchina si mise in moto, il 1° settembre 1957, venne costituita la Società Italiana per Azioni per il Traforo del Monte Bianco. I lavori iniziarono sul versante italiano l’8 gennaio 1959.

Il topografo Pietro Alaria durante le misurazioni

Il prologo della grande opera di perforazione fu l’eccezionale rilevamento topografico realizzato del geometra torinese Pietro Alaria, che operò in condizioni ambientali difficilissime. La sua impresa venne definita in tutta Europa come “l’ultima grande triangolazione eseguita con il metodo classico”. Il lavoro venne fatto senza l’ausilio dei computer o altri strumenti elettronici, inesistenti allora, si avvalse solo del tacheometro e di una calcolatrice meccanica. In proporzione agli strumenti utilizzati il rilevamento fu di una precisione eccezionale, al momento della congiunzione dei due scavi vi era una differenza di solo 13 centimetri.  Purtroppo due guide alpine  italiane che accompagnavano il topografo persero la vita durante le attività di triangolazione.

L’attrezzatura per la perforazione

Non avendo a disposizione le sofisticate tecnologie di oggi, l’opera di scavo fu lunga e complessa. La “Società Italiana per Condotte d’Acqua”, assegnataria dei lavori, si avvalse di un macchinario gigantesco, una sorta di ponteggio mobile su binari del peso di 100 tonnellate che trasportava 16 trivelle distribuite su 4 piani. I fori praticati su una lunghezza di 4 metri erano riempiti con esplosivo. L’avanzamento era di circa 9 metri al giorno. Furono estratti circa un milione di metri cubi di materiale roccioso, vennero impiegate milleduecento tonnellate di esplosivo per effettuare 400.000 volate. La volta e le pareti della galleria furono rivestite con 200.000 metri cubi di cemento. Per consolidare la roccia granitica furono utilizzati circa 235.000 bulloni.

La congiunzione dei due scavi fu celebrata ufficialmente il 15 settembre 1962 dai capi di governo francese ed italiano Georges Pompidou e Amintore Fanfani. Il Traforo del Monte Bianco diventò il simbolo di unione tra i due Paesi europei. Durante il suo discorso Pompidou dichiarò: “Una galleria grandiosa e simbolica che rappresenta senza dubbio un’impresa franco-italiana, ma che un domani verrà attraversata da olandesi, belgi e britannici, dimostrando che il desiderio di conoscersi e di collaborare non è mai stato così vivo tra i popoli europei …”.

16 luglio 1965, i Presidenti Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle passano in rivista il picchetto d’onore

Nei due cantieri, per incidenti durante i lavori, persero la vita ventun uomini: quattordici operai sul versante italiano, sette su quello francese.

Il tunnel è lungo 11,6 Km, posto a 1.300 metri sul livello del mare, con carreggiata larga 7 metri divisa in due corsie,   2.500 metri di rocce e di ghiacciai che lo sovrastano. Il primato di traforo autostradale più lungo al mondo rimase fino al 1978.

Dal 1965 ad oggi  il traforo è stato più volte ristrutturato per incrementarne la capacità. Dal 1992 sono stati aboliti i controlli doganali per passare il traforo. In questi anni di unificazione europea la Galleria del Monte Bianco ha avuto una importante funzione di unione tra il Nord ed il Sud del continente, la cui importanza va ben oltre il suo rilievo economico, in ogni caso nel quadrante nord – occidentale delle Alpi, ha rappresentato più del 53% del traffico turistico e più del 47% di quello commerciale.

La “crisis room” della GEIE-TMB sul lato italiano del tunnel

La sua storia è stata purtroppo funestata  dall’incidente del 24 marzo 1999: un terribile incendio di di auto e autocarri che causò 39 vittime. Il traforo rimase chiuso al traffico per tre anni. La tragedia fece modificare i sistemi di sicurezza  anti-incendio dei tunnel di tutto il mondo.

Nel periodo di fermo furono realizzati importanti lavori di ripristino e  ammodernamento, adottando soluzioni tecniche di sicurezza che sono oggi un modello di riferimento a livello mondiale e che sono state recepite per l’elaborazione della direttiva europea relativa sui requisiti minimi di sicurezza per le gallerie stradali.

Il 9 marzo 2002, il tunnel è stato riaperto al traffico. La gestione del traforo, su decisione dei due Governi fu affidata al GEIE-TMB, organismo di diritto comunitario costituito in modo paritario dalle due società concessionarie nazionali del traforo, l’italiana SITMB e la francese ATMB.

Il Santuario di Notre Dame de la Guèrison davanti al Monte Bianco

Oggi il tunnel è considerato tra i più sicuri del mondo, vanto dell’ Italia e della Francia, simbolo dell’Europa Unita.

Se si desidera porgere un omaggio a chi si sacrificò per realizzare l’opera, si può visitare  il Santuario di Notre Dame della Guèrison  con molti ex voto dei minatori.  E’ visibile  dall’ ingresso del tunnel, sull’altro lato della valle, all’inizio della Val Veny,

 

il sito WEB del tunnel:

https://www.tunnelmb.net/it-IT

 

 

 

 

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.