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Paola Claudia Scioli

#italiaunicaqui – Ancona, città portuale sul mare Adriatico,  per la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2022 punta sul tema del rapporto con “l’Altro”. La questione è sempre stata determinante, in positivo e in negativo, per la sua identità. Gli incontri e gli scontri con amici e nemici, invasori e occupanti hanno contribuito a ridisegnare la geografia culturale della città, della periferia, delle località vicine e dell’intera Regione. Oggi l’obiettivo è riprendersi la scena un poco rubata nei secoli dai tanti piccoli centri di arte, fede e cultura dell’entroterra.

Ancona, arco in marmo

Ancona, città libera e indipendente, come tutte le località di mare non è mai stata attratta dall’espansione verso la terraferma. Partenza e approdo, scambio e mercato, viaggio ed esplorazione sono nel suo DNA . Il promontorio a forma di gomito, che si protende nel mare in posizione centrale e strategica, ha dato il nome “Ankón” (in greco antico Ἀγκών) alla città fondata dai Greci provenienti da Siracusa, che nel 387 a.C. occuparono il Colle Astagno.  Qui costruirono edifici maestosi e robuste mura di difesa dove già si trovava un emporio commerciale greco-piceno.  La posizione le ha garantito il controllo costante del mare, ed ha protetto il più ampio porto naturale dell’Adriatico centrale, segnando il destino della “Porta d’Oriente”.

Sede di un grande porto , con i Romani Ancona lotta contro i Galli, i Sanniti e Annibale. Caduto l’Impero Romano, la città deve affrontare le invasioni dei Visigoti, dei Vandali, dei Goti di Vitige, dei Goti di Tòtila, poi dei Longobardi e dei Franchi, per difendersi dai quali rinuncia alla condizione di Libero Comune e passa sotto il dominio dello Stato Pontificio, che nel 1500 le dona maestose mura per proteggerla dai Turchi e dai Saraceni.

Ancona, panorama

Rivale di Venezia e Ragusa in Adriatico, Repubblica marinara, assediata, controllata da imperatori, papi, eserciti e mercanti, inizia la sua rinascita nel 1732 quando il porto diventa porto franco e i commerci e la cultura possono nuovamente fiorire , fino all’occupazione dei Francesi, poi degli Austriaci e poco dopo ancora dei Francesi con Napoleone. Roccaforte militare dopo il Risorgimento, focolaio anarchico e repubblica indipendente, fu bombardata durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, subì un disastroso terremoto nel 1972 e una catastrofica frana nel 1982.

L’incontro con l’Altro è stato, quindi, molte volte ingovernabile e sorprendente. L’Altro è “Incontro”, ma anche “Trauma” quando passa attraverso  cicatrici, conflitti, complessità, intrusioni e diventa “Cura” con la riqualificazione di spazi e la rielaborazione di un tessuto sociale sfibrato. Il tema dell’Altro è allora il sistema di legami, relazioni, conflitti, traumi che si compiono tra uomo e uomo, tra uomo e pianeta, tra uomo e tecnica. Su tutto questo punta la candidatura di Ancona a Capitale Italiana della Cultura 2022. Alla stesura del programma ha avuto un ruolo chiave anche l’Università Politecnica delle Marche con idee tese a coinvolgere attivamente non solo la città, ma pure il territorio circostante: Loreto con la Santa Casa, Macerata, città del celebre Sferisterio, Recanati, città di Leopardi, Senigallia, Camerano.

Tre i punti principali del progetto di rinascita: Città-Mare, che valorizza la posizione di Ancona nell’Adriatico e l’elemento naturale che le è proprio; Città-Mole perché ad Ancona si trova uno dei più affascinanti complessi monumentali del Paese, la Mole Vanvitelliana di 22.000 mq, che diventerà sempre più una grande arena per spettacoli all’aperto; Città-Capoluogo, per rivendicare un ruolo centrale nel territorio. A questo si aggiunge la parte costiera unita in un paesaggio che parla di arte, archeologia, lavoro, scambio e confine: realtà unica, pedonale e ciclabile, collegata con mezzi pubblici sostenibili, protesa nel mare, ma bene allacciata al centro cittadino.

Il centro storico e monumentale di Ancona è sul Colle Guasco a strapiombo sul mare, dove si trovava l’Acropoli Greca, in una posizione panoramica straordinaria. Qui si trova oggi la Cattedrale di S. Ciriaco, sorta sui resti di un tempio greco-italico del IV sec a.C. dedicato alla dea della buona navigazione Euplea e sulla successiva

Ancona, cattedrale.

basilica paleocristiana del V-VI secolo d.C. dedicata a San Lorenzo. Gioiello dell’arte gotica, pur con alcuni elementi architettonici bizantini, romanici e greci, il Duomo ha un imponente portale, caratterizzato da un arco in marmo rosso poggiato su due grandi leoni e messo in risalto dalla maestosa scalinata, che abbraccia idealmente la città sottostante e il suo mare. L’interno, estremamente austero, con pianta a croce greca, lascia trasparire i confini della prima basilica e i resti delle precedenti costruzioni emersi durante il restauro. Una bella cupola trecentesca e la Cappella della Madonna proteggono l’altare realizzato nel 1739 da Luigi Vanvitelli con l’immagine miracolosa della Vergine che, secondo la leggenda, mosse gli occhi durante l’invasione delle truppe napoleoniche in Italia.

Ma l’opera più importante del Vanvitelli in città è senza dubbio la Mole Vanvitelliana, costruita tra il 1732 e il 1743 su incarico di Papa Clemente XII con funzione difensiva e sanitaria. E’ infatti passata alla storia come il “Lazzaretto” perché serviva per proteggere la città dalle epidemie (niente di più attuale), potendo accogliere fino a duemila persone e una grande quantità di merci nei suoi ampi magazzini. Così, al suo interno venivano messi in quarantena prodotti e viaggiatori provenienti dall’Oriente, anche quelli illustri come Giacomo Casanova. Quasi un’isola a sé stante, la Mole ha cambiato spesso destinazione d’uso nel corso dei secoli, da zuccherificio a deposito tabacchi fino a diventare un vero e proprio baluardo a difesa della città negli scontri del 1860 e di nuovo un grande deposito per merci di ogni genere. La sua imponente struttura pentagonale racchiude un cortile interno imperniato sul tempietto votivo di San Rocco, spazio particolarmente scenografico e accogliente per organizzare eventi di ogni genere.

Tra i tanti luoghi simbolo della città, merita di essere ricordato: il Porto Romano sul Lungomare Vanvitelli, utilizzato ampiamente tra il IV sec. a.C. e il V sec. d.C., talmente importante da essere dotato di mura a sua protezione quando  Ancona divenne base della flotta romana per il pattugliamento dell’Adriatico durante le guerre illiriche nel II sec. a.C.  .Dell’età augustea si possono vedere ancora i magazzini e i cantieri per la costruzione e riparazione delle navi, così come dell’età medievale rimane la Casa del Capitano del Porto. Ma ciò che identifica la zona portuale è l’Arco di Traiano, costruito in marmo nel 115 d.C. da Apollodoro, fiancheggiato da quattro colonne d’ordine corinzio e sopraelevato da un’alta scalinata. Da sempre vanto cittadino, nel Settecento per la sua conservazione fu addirittura approvata un’ordinanza che prevedeva il pagamento di un tributo da parte di ogni bastimento in arrivo al porto. Poco lontano sorge l’arco Clementino realizzato nel 1738 dal Vanvitelli in pietra d’Istria, e voluto sempre da Papa Clemente XII (Corsini), che puntò a riorganizzare l’intera area portuale per dare nuovo slancio all’economia della città. Se lo si osserva, immedesimandosi nel navigante appena sbarcato, l’Arco Clementino funziona da cannocchiale sulla città:  attraverso la sua arcata, inquadra l’Arco di Traiano e la cattedrale di San Ciriaco.

Ancona, un angolo del porto

Non lontano si trovano altri luoghi storici. Ad esempio: piazza del Plebiscito (piazza dei Papi) sul quale si affacciano il quattrocentesco Palazzo del Governo, la Torre Civica, il Palazzo Mengoni Ferretti e l’ex ospedale di San Tommaso di Canterbury del XIII secolo, e il Fontanone del XV sec., ricordato nella tradizione come la Fonte dei Decapitati per le 8 teste decorative che pare rappresentino altrettanti nobili decapitati dal Cardinale Accoliti dopo la conquista fraudolenta della città nel 1532; la scenografica scalinata che porta alla Chiesa di San Domenico; piazza del Senato con il medievale Palazzo del Senato, quasi certamente l’antico Forum della città romana collegato al limitrofo Anfiteatro.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)