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Dario Gedolaro

Nella vicenda Fedez-Rai mi sembra tutto abbastanza ridicolo e paradossale. Ridicolo che un rapper consumista, che condivide con la moglie una sfacciata esibizione della ricchezza, diventi la bandiera della sinistra, perché dice quattro battute, in parte anche sconclusionate, a favore del disegno di legge Zan nella diretta tv del Concertone del 1 maggio, guadagnandosi  una facile e ampia popolarità (con inevitabili conseguenze sulla sua notorietà e sul suo già ricco portafoglio). Paradossale che autorevoli organi di stampa dedichino all’ episodio uno spazio spropositato, visto il personaggio e i suoi precedenti: pochi anni fa anche accusato di “omofobia” per il testo di una sua canzone.  Paradossale che si lancino accuse contro la destra, dimenticando che la trasmissione tv in cui è avvenuto il presunto tentativo di censura è andata in onda su Rai 3, il canale che nella lottizzazione della Rai è di fatto “governato” dalla sinistra e , infatti, la presunta “censuratrice”, il vicedirettore Ilaria Capitani, è stata per sette anni la portavoce del sindaco Pd di Roma, Valter Veltroni.

Il rapper Fedez

Ridicolo, poi, che la moglie di Fedez, Chiara Ferragni, pubblichi, ovviamente su Instagram, una frase ad effetto, lodando il marito perché ha avuto “il coraggio di andare contro tutto e contro tutti per dire quello che si pensa”, quando era scontata la successiva valanga di commenti a lui favorevoli sul tema. Ma non fa riflettere il finora cautissimo atteggiamento sulla vicenda di coloro che il concerto hanno organizzato (con un lauto contributo della Rai), e cioè i sindacati?

Dire che in Italia ci sia un problema di “diritti civili”, come se fossimo nella Russia di Putin o nell’ Egitto di Al Sisi, è non solo offensivo per il proprio Paese, ma anche una notevole forzatura. Si scrive e si dice (anche a sproposito) di tutto, in particolare se si sceglie di assumere posizioni pseudo-progressiste. E che siano pseudo-progressiste non lo dico io, ma un personaggio non sospettabile di simpatie per la destra come il presidente dei Comunisti Italiani, Marco Rizzo. Cito testualmente alcuni brani di una sua recente intervista (mai smentita): “L’involuzione della sinistra, che va avanti ormai da tanto tempo, è collegata all’imposizione di diritti civili, pur giusti, a scapito dei diritti sociali, su cui l’inadempienza è totale. La sinistra odierna è diventata una sorta di enorme partito radicale, ovvero un’area politica totalmente liberista, affine alle grandi banche, ai grandi poteri europei, alla Nato, alla distruzione dei diritti dei lavoratori. Quasi a coprire questo tradimento, è stato centralizzato l’interesse sui temi dei diritti civili.”.

E, affrontando il tema dell’ “utero in affitto”, dice ancora: “Faccio notare un paradosso. In quasi tutti i comuni italiani, la compravendita di cuccioli di cane è regolamentata dall’obbligo di non separare il piccolo dalla madre fino al terzo mese di vita. Quest’obbligo che in Italia vale per i cani, in molti paesi d’Europa non vale per gli esseri umani, vista la possibilità di acquistare bimbi per centinaia di migliaia di euro da donne povere che vivono nel terzo mondo. Sono convinto che la mercificazione degli esseri umani ci renderà un paese davvero retrogrado”.

E infine: “Più che domandarci in quale direzione stiamo andando, dovremmo chiederci il “perché”. Stiamo andando in una certa direzione perché il mondo non si sta più orientando sul lavoro e sui diritti dei lavoratori, ma sul consumo. Sono le multinazionali dell’e-commerce che determinano la gestione degli Stati…Scelte dis-educative come quella del gender a scuola non avvengono superficialmente per motivi ideologici di una sorta di radicalismo di pseudosinistra, ma avvengono per motivi molto pratici legati al consumo. Da certe indagini molto serie emerge che, ad esempio, se una famiglia di due persone consuma due, quelle due stesse persone disaccoppiate consumano 1,3 a testa. Più una famiglia è numerosa, quindi, più si riducono i consumi”.

Il prof. Mario Chiavario

Se vogliamo sentire altre voci meno conformiste e superficiali sul tema del Ddl Zan, cito un giurista torinese progressista, Mario Chiavario, il quale scrive:  “E’ abituale, sui media, il cliché di una secca antitesi, presentata senza cenni ad altre alternative: la posizione della destra politica, e in particolare della Lega, contro, quella di tutti gli altri. In realtà le cose non stanno esattamente così. C’è una terza “linea”, propugnata anzitutto da giuristi autorevoli di vario orientamento politico e condivisa anche da parti del mondo femminista e di quello stesso lgbt: tutt’altro che indulgente o indifferente verso discriminazioni e violenze e verso chi le incoraggi, ma preoccupata per parti, non marginali, della versione attuale del progetto. In particolare, non si disconosce che all’art. 4 si facciano «salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte», ma non lascia tranquilli la successiva riserva, secondo cui, per andare esenti da pena, le relative esternazioni non devono essere « idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Se si pensa specialmente ai contenuti e ai toni dei dibattiti di ieri e di oggi su taluni temi particolarmente “caldi”, non è immaginario il timore che il riferimento alla semplice “idoneità” a motivare atti di violenza o di discriminazione possa aprire, nell’applicazione giurisprudenziale, a un’ampia dilatazione dell’area della repressione di pure e semplici opinioni: sino a colpire quelle di chi nutra dubbi sulle adozioni di coppie gay o sulla liceità morale della “maternità surrogata”, oppure, in famiglia, esprima una speranza di modifica dell’orientamento sessuale di un congiunto…”.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)