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Maria Luisa Nitti

(Seconda parte) – La prima visibilità del ruolo delle donne si ebbe nel XIX secolo con le Costituzioni nazionali e il “diritto internazionale umanitario”, leggi che create per proteggere le vittime dei conflitti armati iniziarono a promuovere l’internazionalizzazione dei diritti umani. Di questo periodo sono da sottolineare l’importante ruolo di Florence Nightingale, inglese, e Elizabeth Blackwell, americana, impegnate a difendere i diritti delle donne. Florence Nightingale, appartenente ad una ricca famiglia inglese, ma nata a Firenze nel 1820, rifiutò il matrimonio per dedicarsi alla professione infermieristica diventando famosa per le sue idee innovative che la portarono ad aprire un gran numero di scuole per infermiere. Di lei ancora oggi esistono a Londra una scuola con il suo nome e una statua a lei dedicata, come anche a Firenze. Elizabeth Blackwell fu la prima donna laureata in medicina nel 1849, a New York, dove aprì il primo ospedale gestito da donne. Creò anche una scuola annessa al nosocomio dove le donne potevano studiare medicina.

Maria Luisa
Nitti

Sono gli anni delle prime rivendicazioni nei paesi liberali inneggianti alla libertà e all’uguaglianza ma che escludono le donne dal diritto di voto e dal governo della nazione . Tuttavia nascono i primi movimenti “femminili”. Famosi quello delle suffragette nel Regno Unito e il movimento femminista liberale Seneca Falls Convention 1848 negli Stati Uniti. Da più parti si discute della condizione delle donne e si rivendicano eguaglianza e diritti civili e politici; In Inghilterra esce il saggio di John Stuart Mill, The Subjection of Women (1869). Si parla di riconoscere il voto passivo ed attivo alle donne; della necessità di una loro indipendenza economica e del loro libero accesso all’istruzione, e la discriminazione è definita “frutto di pregiudizio”.
In Italia i miti del Risorgimento lasciano poco spazio alle donne. Alle ragazze è consentita una brevissima istruzione da parte di monaci o scuole religiose. Sorgono, nelle maggiori città, scuole private finanziate da nobildonne. Poi nascono istituti statali laici (Firenze 1825) o altri con un “insegnamento laico/religioso”. Presto l’istruzione provoca uno scontro tra Stato e Chiesa.

Florence Nightingale

Dopo l’Unità, la legge Casati del 1859 viene estesa a tutta l’Italia e l’istruzione elementare diventa obbligatoria (due anni) anche per le donne (ma non in classe miste) e con programmi diversi tra maschi e femmine: a queste ultime sono destinati modelli pedagogici di minor contenuto basato sui bisogni della vita privata e quotidiana. Nei ceti medi borghesi, l’educazione delle figlie è considerata un segno di distinzione sociale, utile a prepararle alla vita matrimoniale e alla maternità. Nei ceti inferiori le ragazze possono ricevere un’educazione “donnesca” e religiosa. Più tardi hanno la possibilità di accedere ad Istituti professionali per diventare contabile, commessa, decoratrice, merlettaia, calzetterie, ecc.

L’istruzione superiore pubblica si apre alle donne, di 15 anni e più, con un corso triennale per diventare maestre (scuole magistrali). Il ruolo delle maestre avrà un ruolo centrale nella vita delle donne e diventerà un fattore di emancipazione e di riscatto.
Nel 1874 viene finalmente consentita alle donne l’iscrizione all’Università. Tra il 1877 e il 1900 ci sono 257 laureate (soprattutto a Torino, Pavia, Padova), tuttavia con un profondo divario tra Nord e Sud. Le donne scelgono maggiormente le facoltà umanistiche, essendo quasi escluse dalle professioni scientifiche per pregiudizi sessisti e l’opposizione da parte delle categorie professionali. Si segnala comunque che Anna Kuliscioff (di origine russa) si laurea a Napoli nel 1886 e si specializza in ginecologia a Torino e Padova, mentre Maria Montessori si laurea nel 1896 in medicina alla Sapienza di Roma (tra le prime 10 donne a laurearsi in medicina).

Manifestazione di Suffragette

Nel 1883, il governo italiano concede alle ragazze l’accesso ai ginnasi, ai licei e agli istituti tecnici: ma in sezioni esclusivamente femminili. Questo fa calare il tasso di analfabetismo. Nel 1899 nasce a Milano l’Unione Femminile Nazionale, associazione emancipazionista di matrice socialista. Lo stesso anno sorge a Varese il primo sindacato femminile per difendere i diritti delle tessitrici.
In Italia il XX secolo inizia con il 62% delle donne italiane ancora analfabeta anche se nel 1907 entra in vigore la prima legge sulla tutela del lavoro femminile e minorile e nel 1912 si tiene il “Primo Congresso delle Donne Italiane”, presenti donne cattoliche e socialiste ma, non avendo ideologie e obiettivi comuni, c’è tra loro una grande disunione che indebolisce il movimento.
Durante la prima e la seconda guerra mondiale, le donne dovendo sostituire nelle fabbriche gli uomini (inviati al fronte) fanno un grande passo in avanti nella loro autonomia economica e nell’apprendimento di un mestiere. Il loro ruolo nella Resistenza, spesso insostituibile, è ormai indiscutibile. Occupano sempre più posti di grande responsabilità civile fino ad allora riservati agli uomini, ottenendo spesso risultati migliori.

Angela Merkel

Bisogna comunque aspettare il 2 giugno 1946 per vedere le donne italiane al voto consentito in occasione del referendum istituzionale sulla scelta tra monarchia e repubblica. Avviene dopo tanti altri Paesi: Svezia (1866), Finlandia (1906), Norvegia (1909), Danimarca (1915), Russia (1917), Inghilterra (1918), Stati Uniti (1920), Francia (1945).
Altri passi importanti sono stati: nel 1950 la prima legge a garanzia della conservazione del posto di lavoro per una lavoratrice madre; il 21 settembre 1958 la Legge Merlin per la chiusura delle case d’appuntamento. Quest’ultima anche se non risolve, come sperato, il problema della prostituzione femminile, sottolinea che vendere il corpo della donna è illegale. Ossia la donna non è per lo Stato un bene di consumo vendibile, ma un essere umano con tutti i suoi diritti.
Seguono molte altre conquiste come: la nascita nel 1959 del Corpo di Polizia Femminile; l’entrata
nel 1961, senza più ostacoli, delle donne nella carriera della magistratura e della diplomazia; il riconoscimento alle casalinghe (1963) del diritto alla pensione, all’invalidità e alla vecchiaia.
Il 13 luglio 1965 le donne francesi possono finalmente avere un conto personale in banca non legato al marito, acquistando così un nuovo pezzo di libertà.
Nel 1975 entra in vigore il nuovo Diritto di famiglia.
Nel 1979 Nilde Jotti è eletta presidente della Camera dei Deputati italiana e nello stesso anno la francese Simone Veil è eletta presidente del Parlamento Europeo.

Il Primo Ministro Daneste Frederiksen

Le conferenze mondiali sulle donne – tenute a Città del Messico (1975), a Copenaghen (1980), a Nairobi (1985), a Pechino (1995), a New York (2005) e a Milano (2015) – fanno scoprire alle donne di tutto il mondo di avere problemi comuni rispetto all’uomo e di avere la possibilità di allearsi per trovare soluzioni. Con tali meeting finisce la solitudine femminile imposta dalla società patriarcale: ogni donna ha amiche e alleate anche fuori dal proprio Paese.
Nel XXI secolo l’evoluzione del “pianeta femminile”, pur lenta, prosegue quasi ovunque. Tante donne conquistano il potere in Europa e USA, come si vede dall’elenco:
Danimarca: Mette Frederiksen è premier dal 27 giugno 2019.
Estonia: La neo premier Kaja Kallas è leader del Partito Riformista e va ad affiancarsi alla presidente Kersti Kaljulaid, 51 anni, capo dello Stato dal 2016.
Finlandia: La premier finlandese Sanna Mirella Marin, in carica da dicembre 2019, ha un primato, ovvero quello di essere la più giovane leader di governo nel mondo.
Georgia: Nel novembre 2018 la Georgia ha eletto il suo primo capo di Stato donna, Salome Zurabishvili.
Germania: Angela Merkel, 66 anni, Cancelliera della Germania dal 22 novembre 2005, è tra le più note donne leader al mondo. Dal 2006 al 2019 il magazine Forbes ha inserito la Merkel tra le 100 donne più potenti del pianeta.
Gran Bretagna: Dal 6 febbraio 1952, quando è succeduta al padre, re Giorgio VI, Elisabetta II – nata Elizabeth Alexandra Mary, il 21 aprile 1926, a Londra – è la regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami dei 15 Paesi del Commonwealth. Inoltre la Gran Bretagna ha avuto due primi ministri donna, ovvero

Margaret Thatcher

e Theresa May.
Islanda: Katrìn Jakobsdòttir è il primo ministro dell’Islanda dal 30 novembre 2017.
Lituania: Ingrida Imonyt è primo ministro della Lituania dallo scorso 11 dicembre.
Norvegia: Erna Solberg è primo ministro dal 16 ottobre 2013 e leader del partito conservatore norvegese.
Serbia: Ana Brnabic è primo ministro della Serbia dal 29 giugno 2017, eletta con il Partito progressista.
Slovacchia: Da marzo 2019 presidente della Slovacchia è Zuzana Caputova, è la prima donna ad essere eletta capo di Stato nell’Europa centro-orientale.
Stati Uniti: Kamala Harris è la prima donna e per giunta con origini afroasiatiche a diventare vicepresidente degli Stati Uniti, dal 21 gennaio 2021.
Francia: ha avuto un primo ministro donna, la Edith Cresson.
L’Italia ad oggi non ha ancora avuto un primo ministro donna.
Le donne a livello universitario sono sempre più numerose e brillanti. Hanno ormai le carte in mano per guadagnarsi la parità. Le disuguaglianze culturali e sociali create tra i sessi, a causa del sistema patriarcale, stanno lentamente scomparendo. Si potrà perciò stabilire tra uomini e donne un rapporto più equilibrato e disegnare una visione dell’avvenire meglio rispondente alle priorità di entrambi, che rispetti la natura e che sia soprattutto meno bellicosa.

IL RUOLO DELLE DONNE: UNA STORIA INVISIBILE PER SECOLI (1)

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)