Search

Carola Vai

A 32 anni dalla morte avvenuta il 22 febbraio 1987 Andy  Warhol continua suscitare attenzione, curiosità, interesse. L’ultima conferma arriva dalle 170 opere esposte al Vittoriano, a Roma, fino al 24 febbraio.

Senza ombra di dubbio genio e sregolatezza del padre della Pop Art sono ben rappresentati nell’esposizione artistica allestita da Arthemisia, società specializzata nella realizzazione di mostre d’arte a respiro mondiale, in collaborazione con Eugenio Falcioni & Art Motors srl e curata da Matteo Bellenghi. Colui che amava ripetere “in futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”, anticipando in un certo senso quanto oggi sta accadendo con l’utilizzo dei social,  ha trasformato in Pop Art qualsiasi persona e qualsiasi cosa: artisti, capi di governo, sovrani, regine, persone anonime, barattoli di zuppa Campbell, una banana rock, lattine di Coca Cola e tanto altro. Tutto visibile nelle sale del Vittoriano.

La mostra incentrata esclusivamente sull’artista è divisa in tre sezioni: icone, moda e musica,  distribuite in cinque sale espositive. Andy Warhol che aveva cominciato subito dopo la laurea a impegnarsi nella pubblicità riuscendo in breve tempo a conquistare l’attenzione di vari giornali, aveva rapidamente rivelato capacità artistiche innovative. Convinto che “i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti perché anche il più povero può bere la stessa coca-cola del Presidente degli Stati Uniti o di Elisabeth Taylor”, si tuffò “nell’arte della riproducibilità”. Molte opere vennero riprodotte varie volte esattamente uguali , diverse solo nei colori.

La  rassegna allestita al Vittoriano comprende alcuni dei lavori più noti come le famosissime serigrafie solarizzate di Marilyn Monroe pensate per immortalare la fisionomia dell’icona destinata a sopravvivere dopo la morte. Tutte uguali ad un primo sguardo, in realtà tutte diverse. Poi c’è Elisabeth Taylor, coloratissima, lo stilista Armani in bianco e nero, Valentino, Mao, Che Guevara, Ted Kennedy, Lisa Minnelli e tanti altri personaggi. Del resto la fama di Warhol era tale che ad un certo punto tutti volevano essere fotografati dalla sua polaroid, immagine che poi veniva trasformata in ritratto.

La mostra comprende una sala dedicata ai fiori tutti identici riprodotti all’infinito in un gioco di trasformazione dei molti colori. Poi prosegue con le opere che rivelano il legame di Warhol con la moda e con la musica.

L’esposizione , che comprende molti ritratti dello stesso artista, sembra riassumerne l’incredibile vita.  Warhol, nato il 6 agosto 1928, in 58 anni riuscì a diventare uno dei più influenti artisti del XX secolo e a cambiare per sempre molti aspetti dell’arte, del cinema, della moda, tracciando un percorso innovativo e originale. Personaggio in continuo movimento, amante della vita e del caos mondaiolo esistente a New York, il 3 giugno 1968 venne ferito gravemente con dei colpi di pistola da una femminista radicale mentre si trovava con il suo compagno di allora, Mario Amaya. Entrambi si salvarono. Andy Warhol non testimoniò contro la donna, ma dopo l’attentato cambiò modo di vivere riducendo drasticamente le sue apparizioni in pubblico. E incentivò la sua produzione che assunse quotazioni sempre più elevate. Dopo la morte, avvenuta a seguito di un intervento chirurgico alla cistifellea, la fama e le tariffe delle opere crebbero al punto da rendere Andy Warhol  l’artista più richiesto e comprato al mondo dopo Pablo Picasso. Nel percorso della mostra al Vittoriano è possibile scoprire molti aspetti della sua vita intrecciata con la gran parte dei personaggi dell’epoca dal cinema alla moda,  dalla musica alla politica. Una mostra che merita davvero vedere.

 

 

INFORMAZIONI

Dal lunedì al giovedì 9.30-19.30

Venerdì e sabato 9.30-22.00

Domenica 9.30-20.30

Biglietti

Intero Euro 13.00 (audioguida inclusa)

Ridotto Euro 11 (audioguida inclusa)

 

 

 

 

 

 

 

.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)