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Dario Gedolaro

#Italiaunicaqui  Lo ammetto non sono uno di quei 7 italiani su 10 che, secondo alcuni sondaggisti, sono sconcertati dalla crisi di governo (per ora presunta, ci sono sempre i cosiddetti “responsabili”) provocata da Matteo Renzi. Preciso subito, a scanso di equivoci, che non parlo per simpatia verso il politico toscano, non dimentico che disse al suo amico Enrico Letta, allora presidente del Consiglio che temeva di essere defenestrato, “vai avanti  sereno” e dopo poco lo fece cadere. Era il gennaio 2014.

Il Senatore Matteo Renzi

Renzi è un toscano egocentrico e fumantino e non sono caratteristiche buone per uno che vorrebbe fare il leader. Come scrive Andrea Malaguti su La Stampa: “La sua natura gli impedisce di far parte di un gruppo senza esserne il Capo”. Da lì affermazioni e decisioni che lasciano sconcertati i più. Dieci giorni prima di fondare Italia Viva, provocando una scissione nel Pd, aveva fatto dire ai suoi: «Quello della scissione nel Pd è un tema che non è all’ordine del giorno in questo momento”.  E che dire della forte spinta all’ alleanza PD-M5S, subito dopo la caduta del governo Conte-Salvini-Di Maio, quando proprio lui era stato il più fiero critico dei seguaci di Grillo?

Ma una crisi di governo, come ha sottolineato a Porta a Porta anche il navigatissimo Bruno Vespa, non è la fine del mondo, non lo è nemmeno in questo momento di pandemia, perché con la cosiddetta ordinaria amministrazione si può andare avanti per quanto riguarda decisioni su aperture o chiusure, su ristori, su vaccini ecc. ecc. . Fra l’ altro anche l’ opposizione si è detta disponibile ad approvare il Recovery Fund.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Non sono fra quelli che si stracciano le vesti perché riconosco che Renzi  ha avanzato in queste settimane questioni serie:  la compagine chiamata a gestire le decine di miliardi del Recovery Fund non pare all’altezza della sfida, il tentativo di Conte di gestire questo cannone economico in proprio, con un pattuglione di trecento tecnici, è stato goffo e offensivo, l’ opposizione dei 5 Stelle al Mes è dannosa per il Paese (per non parlare di quella alle grandi opere pubbliche).

Per molto meno sono caduti fior di governi. Si tratta di contrasti di non poco conto, tali da giustificare un disimpegno di Italia Viva dalla maggioranza, come ha anche riconosciuto l’ ex ministro e giurista Sabino Cassese. Se proprio vogliamo fare i “politicamente corretti”, allora bisognerebbe riconoscere che sarebbe stato sicuramente più “corretto” andare al voto dopo la caduta del governo Conte-Salvini-Di Maio. Non lo si è fatto perchè si è detto (anche da parte di Renzi): “Non possiamo far votare gli italiani, vincerebbe il centro destra”. Con quale rispetto per la volontà popolare è ben comprensibile.

Il Senatore Matteo Salvini

Ma pazienza, non sarebbe stata la prima volta. Quello che mi ha stupito e sconcertato è che dopo la caduta del governo Conte-Salvini-Di Maio, alle truppe grilline, terrorizzate all’ idea che si tornasse al voto (con la quasi certezza che un 50% avrebbe perso la prebenda di parlamentare, oltretutto senza un’ alternativa di lavoro vero), il Pd non abbia chiesto un segno di dignitosa discontinuità (via Conte e Di Maio, per esempio). Eppure Nicola Zingaretti ancora pochi giorni prima di allearsi con Grillo tuonava: “Siamo in presenza del peggior governo dal dopoguerra in poi!”. Forse, se il Pd si fosse comportato in modo più onorevole e avesse tirato fuori gli attributi, non saremmo giunti a questo punto e si sarebbe disinnescata la bomba-Renzi.

Come se ne esce ora? I bizantinismi della politica italiana impediscono di fare previsioni con probabilità di azzeccarci. La cosiddetta “campagna acquisti” fra i cosiddetti “responsabili” (chissà che cosa ne penserà la magistratura, che per un’ analoga campagna acquisti aveva incriminato Berlusconi) potrebbe risolvere il problema nei tempi brevi (sui lunghi è tutto da vedere).  Insomma, un pateracchio. Preferirei che si aprissero trattative alla luce del sole fra le varie forze politiche per vedere se ci siano i margini per un governo guidato da una personalità autorevole e al di sopra delle parti. Altrimenti meglio votare, non facciamo credere agli italiani che è la cosa peggiore e che il Paese potrebbe andare nel frattempo in rovina.

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)