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Paola Claudia Scioli

La Romagna non è solo spiagge e mare che molti amano come luogo di grande divertimento e tanti odiano per il sovraffollamento, che probabilmente continuerà, nonostante il coronavirus. La Romagna è anche una regione ricca di borghi caratteristici e di antiche tradizioni. Uscendo da Bologna, lungo la via Emilia in direzione sud-est, si attraversano le terre imolesi-faentine particolari dal punto di vista geomorfologico e naturalistico. Un territorio con storie affascinanti , monumenti,  antiche tradizioni, gustosi prodotti enogastronomici,  iniziative culturali, e straordinariamente accogliente.

Oltre a Imola e Faenza – città famose rispettivamente per l’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari e per la produzione di ceramica – si trovano qui a poca distanza uno dall’altro numerosi borghi meno conosciuti, ma altrettanto interessanti. Piccoli paesi medievali come il borgo dipinto di Dozza, Castel San Pietro Terme, Riolo Terme, Castel del Rio, Brisighella, Casola Valsenio, con tante vicende storiche da raccontare e ideali da visitare in camper.

La prima tappa è Castel San Pietro, noto per il suo stabilimento di cure termali fondato nel 1870, anche se l’utilizzo delle acque sulfuree per la cura delle malattie del fegato (da cui il nome di fonte fegatella) iniziarono nel 1337. In realtà, la vera attrattiva della cittadina, è il Golf Club Le Fonti, a 18 buche. Si trova nella valle del fiume Sillaro dove sono stati fatti anche interessanti ritrovamenti archeologici, ed è dotato di driving range con postazioni anche coperte, pitching e chipping green, putting green, con servizi di rimessaggio sacche, noleggio cart, carrelli elettrici e manuali e sacche da golf. La presenza di alcune piazzole attrezzate per la sosta dei camper e le tariffe decisamente contenute sono un invito ad una sosta all’insegna del relax e del distanziamento sociale, che qui è naturale e garantito. A soli 10 minuti d’auto vale la pena visitare il piccolissimo borgo dipinto di Dozza, dove si trova anche un’area sosta per i camper. Il centro storico, dalla caratteristica forma a fuso, è una pinacoteca a cielo aperto: dal 1960, infatti, ogni due anni artisti emergenti vengono invitati qui per realizzare murales, che nell’insieme formano un percorso emozionante. All’ingresso del borgo vecchio si erge la Rocca Sforzesca, struttura medievale del XIII secolo ristrutturata da Caterina Sforza nel XV

Castel del Rio

secolo e abitata dalla famiglia Malvezzi-Campeggi fino al 1960. L’interno, dove si trova l’Enoteca Regionale Emilia Romagna con oltre 1.000 vini, è visitabile. Proseguendo verso sud-est e lasciando la via Emilia per addentrarsi verso l’Appennino, si raggiunge Riolo Terme, il cui borgo antico, sorto nel Trecento, è racchiuso dentro una cerchia di imponenti mura ed è dominato da un’altra rocca medievale, ristrutturata da Caterina Sforza (Signora di Forlì) ora trasformata in elegante luogo di ritrovo e spesso teatro di eventi culturali. Tredici chilometri attraverso le campagne romagnole portano a Brisighella, nota per la produzione di un olio estremamente delicato, prodotto con olive raccolte con brucatura a mano e lavorate tramite perforamento a freddo da macine e macchinari di ultima generazione. Tutto questo territorio è famoso per le feste medievali e per le sagre . Ce ne sono di vari tipi: dalla sagra della Mora romagnola (pregiato suino nero autoctono arrivato in Romagna con le invasioni barbariche nel IV e V secolo d.C. e salvato dall’estinzione a metà del secolo scorso da un allevatore di Faenza), alla sagra dell’agnellone e del castrato; dalla sagra della pera volpina e del formaggio stagionato, alla sagra del tartufo bianco. Senza tralasciare la sagra dell’olio Brisighello DOP, prodotto sin dai tempi degli antichi romani . Il centro storico di Brisighella è raccolto intorno a una piazza e alla via centrale, sulla quale si affacciano abitazioni dalle pareti colorate.

Una strada con pavimentazione in grossi ciottoli un po’ sconnessi, sopraelevata – la cosiddetta via degli Asini – permette di accedere agli appartamenti al primo piano. Tutto il blocco di abitazioni del borgo medievale è addossato a tre colline di gesso, o meglio alle pareti quasi verticali di tre pinnacoli rocciosi sui quali sorgono l’imponente Rocca Veneziana, la Torre dell’Orologio e il Santuario della Madonna del Monticino, dai quali si gode una vista spettacolare sul borgo. Tutti e tre gli edifici sono visitabili e racchiudono un pezzo di storia curiosa di questo territorio. Ripartendo verso sud-ovest si percorre una strada panoramica dalla quale si possono ammirare le colline del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, che si sviluppa per una lunghezza di 25 km e una larghezza media di un chilometro e mezzo. L’area è caratterizzata da peculiari morfologie carsiche, che comprendono doline, valli cieche e numerosissime grotte, tra le quali spiccano molti “abissi”. Tutto questo territorio è visitabile a piedi o in bicicletta lungo sentieri e percorsi gestiti dal CAI, che permettono anche di entrare in alcune grotte di straordinario interesse geo-morfologico, rigorosamente accompagnati da guide esperte. Percorrendo questa valle si arriva a Casola Valsenio, nota per la produzione secondo le antiche tradizioni dei cosiddetti frutti dimenticati. Ma Casola Valsenio è anche un paese antico, dove si trova l’Abbazia di Valsenio, fondata dai monaci Benedettini attorno all’anno 1000. Poco distante, sull’altro lato della strada, c’è il Cardello,  foresteria che ospitava i monaci, diventata molti secoli dopo  la casa paterna di Alfredo Oriani, oggi centro culturale aperto alla cittadinanza. Proseguendo verso l’appennino tosco-romagnolo, merita una tappa Castel del Rio, teatro di vicende storiche tragicamente importanti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, delle quali è conservata memoria nel piccolo, ma ricco Museo della guerra all’interno del Palazzo Alidosi, sede del Municipio. Abitato sin dal VI-VII sec., Castel del Rio deve però la sua fama alla presenza della Famiglia Alidosi che, per oltre quattrocento anni (dal XIII al XVII sec.) ha governato in modo duro e spietato su queste terre, lasciando tracce della sua presenza ovunque sul territorio, tra le quali le più significative sono il Palazzo e il Ponte, che ha avuto nel passato un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle attività commerciali di questa località.

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)