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Flavio Bravo

Questa è una storia d’impresa decisamente singolare, raccolta in una narrazione molto diversa da tante altre. Fin dal titolo del libro, “(Dis)fare impresa”, che richiama un manuale di management ma anche il suo esatto opposto. Come una lotta, quasi tra il bene e il male, e come un viaggio dell’eroe che alla fine porta alla vittoria, per un nuovo futuro.

Alessia Bertolotto

Tra le 160 pagine scorre una storia molto italiana di resilienza e rinascita, mille traversie vissute per colpa dello Stato e la forza di continuare, nonostante tutto. Proprio perché in ballo c’erano molte famiglie e un’impresa che da mezzo secolo si occupa di tecnologie a tutela dell’ambiente e si è specializzata nella valorizzazione del biogas da discarica: l’azienda cuneese Marcopolo Engineering, oggi alla guida di un gruppo di società operanti in Italia e all’estero, con un know how unico per trasformare i rifiuti in una risorsa, ripulendo la nostra “casa comune” e creando anche energia.

In “(Dis)fare impresa”, pubblicato in questi giorni dall’editore Santelli, Alessia Bertolotto – direttore generale, classe 1983 e figlia dei fondatori Antonio Bertolotto e Noris Bodino – racconta gli anni della crescita e dell’espansione, e poi l’ingresso della finanza nel gruppo. Fino al rischio concreto di farsi portare via l’azienda, prima dai soci di un fondo d’investimenti e poi dalla giustizia, con un difficilissimo concordato in continuità, che però è terminato positivamente e ha visto la famiglia dell’imprenditore impegnarsi al massimo per concludere i versamenti ai creditori con un anno di anticipo. A conferma di quanto fossero giusti i piani aziendali e potente la visione nel comparto di operatività, l’ambiente. E al punto che oggi l’azienda cuneese dialoga coi principali colossi nazionali per realizzare impianti di produzione di biometano, come quello attivato nei mesi scorsi a Taranto, nella discarica vicino all’ex Ilva.

Il libro “(Dis)fare impresa”

Oggi siamo pienamente operativi e abbiamo numerosi progetti aperti – spiega l’autrice – ma gli ultimi quindici anni sono stati molto pesanti e ci hanno messi a dura prova, con il rischio di fallire per le complicazioni normative e burocratiche e per i mancati pagamenti da parte dello Stato. Sembra assurdo, certi passaggi nel libro possono apparire surreali al lettore, ma le cose sono andate come le ho scritte. Ci vuole molto tempo per creare un’impresa forte, molto meno per perderla, e una grande fatica per riportarla ai livelli delle sue potenzialità. Tra le chiavi di lettura che mi sono data, ha un ruolo forte l’eterna lotta tra il bene e il male”.

Tanti soggetti compaiono in questa storia, quasi tutti con nomi fittizi che però si riferiscono a fatti reali, documentati anche in carte giudiziarie. “Sicuramente alla radice di tutto questo – aggiunge la giovane manager, che nel libro tocca anche aspetti di genere e di passaggio generazionale – c’è stata tanta invidia nei confronti della nostra famiglia, da parte di molti che hanno lavorato al nostro fianco. Grazie alle ricerche in collaborazione con Università italiane ed estere, mio padre ha creato decine e decine di brevetti, che oggi sono il cuore dei nostri processi di valorizzazione del biogas da discarica e di produzione di biometano, una delle frontiere più affascinanti della green economy, insieme con la nuova divisione dei prodotti ecosostenibili. E ha realizzato tutto questo partendo da intuizioni di quando era un garzone nell’allevamento e nel commercio di bovini, nella sua famiglia di origine”.

L’azienda cuneese Marcopolo Engineering

Sacrifici, errori e congiure, ma anche successi e conferme: questo e molto altro in (Dis)fare impresa, che sicuramente si pone al di fuori dei canoni attesi per un’autobiografia e una storia aziendale, in cui spesso si tralasciano elementi scomodi, mentre qui la narrazione è lineare e crudamente reale. “Non ho voluto tralasciare nulla, nemmeno aspetti umani che hanno sconvolto l’impresa e la famiglia: era giusto, anche per i tanti con cui interagiamo per lavoro, per chi ha capito che cosa abbiamo vissuto, da blocchi di iter autorizzativi a mancata fatturazione, fino al ‘tentato scippo’ e al successivo concordato in continuità. Emerge forte il peso della burocrazia nei rapporti tra impresa ed enti pubblici, insieme con le contraddizioni del diritto fallimentare e le complicità che si creano in certi ambienti per impadronirsi di un’azienda, anche super specializzata e di difficile gestione come la nostra”. Un’avventura finita bene, nonostante tutto, e ora di nuovo in pista per realizzare una vera green economy, a vantaggio del pianeta e anche del sistema produttivo, conciliando benessere e ambiente.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)