Search

Dario Gedolaro

“Questa riforma non ha nulla a che fare con l’efficienza della giustizia”. Probabilmente ha ragione l’Associazione Nazionale Magistrati che ha così commentato (criticamente) l’approvazione definitiva da parte del Senato della legge “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”, il cui cuore è la separazione delle carriere tra i magistrati “giudicanti” e quelli “requirenti”, tra chi emette sentenze e i pubblici ministeri. La legge modifica il titolo IV della Costituzione per cui potrà essere sottoposta a referendum confermativo. Sono titolati a richiederlo un quinto dei membri di ciascuna Camera, cinque Consigli regionali o 500 mila elettori, ed è fuori discussione che le opposizioni – con posizioni differenziate per Azione e Italia Viva – attiveranno la procedura. Tuttavia anche nella maggioranza ci si prepara a richiedere la verifica popolare, sfidando le opposizioni sul loro terreno.

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio

Forse, dicevamo, l’ANM non sbaglia nel sottolineare che l’obiettivo della riforma non è l’”efficienza” dei processi, ma sicuramente ha torto quando sostiene che lo scopo è “controllare la magistratura e renderla dipendente dal potere esecutivo”. La maggioranza di centro destra e il ministro Carlo Nordio hanno un altro obiettivo: “spoliticizzare” la magistratura, togliendo potere alle correnti che alla fine condizionano carriere e nomine nel Consiglio Superiore della magistratura. E questo all’Associazione Nazionale Magistrati, che da quelle correnti è composta, proprio non può andare giù.
Purtroppo anche questa legge è stata l’occasione perché il parlamento desse il peggio di sé. Soprattutto l’opposizione non ha mancato di fare le sue sceneggiate a beneficio delle telecamere.
Sul Corriere della Sera Massimo Franco sottolinea: «Sarà difficile evitare che quello sulla giustizia diventi anche un referendum su maggioranza, opposizioni e magistratura. C’è troppo trionfalismo nel modo in cui ieri il governo ha salutato l’approvazione della riforma; e troppa rabbia e frustrazione nei suoi avversari. (…) Più i toni si alzano, più si alimenta la cultura della rissa. E si trasforma l’esito referendario in un giudizio su Palazzo Chigi…Sia tra i magistrati, sia nelle opposizioni c’è chi è pronto a drammatizzare il pericolo della “spallata contro la democrazia”. Franco critica “l’ estremismo simmetrico” di maggioranza e opposizione e lo bolla come “un gioco spericolato”.  Sarebbe ora di finirla, ma la strada su cui Elly Schlein ha portato il Pd va nella direzione opposta.
La segretaria sembra essere obnubilata dal suo personale astio contro Giorgia Meloni, che per lei rappresenta la faccia negativa dell’ universo femminile, quello che lei ritiene di rappresentare a tutto tondo. Non un avversario politico da combattere, ma un nemico da abbattere. Elly Schlein è profondamente immersa in quella cultura radical chic che fa dell’intolleranza e del disprezzo nei confronti di chi la pensa in modo diverso la sua cifra distintiva. D’altronde la sua – molto breve – esperienza politica è di tutt’altro stampo rispetto a quella dei fondatori del Partito Democratico: non dimentichiamo mai che la discesa in campo in politica della Schlein fu a Bologna nelle file della cosiddette “sardine” con la quali fu eletta al consiglio regionale. Quando iniziò la scalata alla segreteria, la maggioranza degli iscritti del Partito Democratico la bocciò, ma vinse alle primarie grazie all’apporto consistente di votanti che provenivano dall’esterno del partito.
La maggioranza del PD la sostiene ancora, perché ormai la politica dipende più dalle apparenze che dalla sostanza e la Schlein in quanto donna “appare” la rivale più adatta a cercare di scalzare Giorgia Meloni. Ma il malessere cresce e una dimostrazione concreta si è avuta nei giorni scorsi con la nascita di una nuova corrente all’ interno del Pd, “Crescere” ;iniziativa cui hanno aderito esponenti di spicco dell’area riformista, come Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Walter Verini, Filippo Sensi, Sandra Zampa, Simona Malpezzi, Graziano Delrio e Piero Fassino.
Nell’incontro milanese che ha dato il via al nuovo gruppo hanno manifestato il proprio disagio nei confronti della linea politica della segretaria Elly Schlein. Sotto accusa anche Stefano Bonaccini, ritenuto eccessivamente appiattito sulle posizioni della segretaria.

Guerini ha chiarito che cosa non va nel Pd targato Schlein con una metafora calcistica: “Non si può solo parlare alle curve (dove siedono i gruppi dei tifosi ultras, ndr) e dimenticare lo stadio, il resto del paese”. E l’europarlamentare Gori in un’intervista a La Stampa è stato esplicito, sostenendo che il Pd è troppo sbilanciato a sinistra: “Mi pare un posizionamento cercato – ha aggiunto – perfino teorizzato nel suo radicalismo. Ma che ha l’effetto di allontanare il Pd dal centro della società, da mondi che di per sé non sono di sinistra o di destra, fatti di persone che desiderano un minimo di sicurezza economica e un futuro per i figli. Dobbiamo rivolgerci anche a loro, contendendoli al centrodestra e all’astensione. Non possiamo accontentarci del 21 o 22 per cento”.
Lapidario poi il giudizio di Quartapelle e di Fassino, “L’opposizione al Governo Meloni c’è, ma ad oggi non è percepita come una credibile alternativa di governo.”

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.