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Dario Gedolaro

“La libertà di parola al tempo dell’odio”, è il titolo di un editoriale del direttore della Stampa, Andrea Malaguti. Un articolo che compare a fianco di un altro titolo: “Come è triste Venezi”, accompagnato da una grande fotografia del Direttore dell’orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, Beatrice Venezi, di cui gli orchestrali hanno chiesto il siluramento.

Beatrice Venezi

Malaguti non cita questo caso fra quelli presi ad esempio per giungere all’affermazione: “Non possiamo più dare per scontata la libertà di parola, presupposto ovvio di qualunque convivenza civile basata sulla libertà, la tolleranza, la democrazia”. Eppure la vicenda di Beatrice Venezi puzza molto di tentativo di intimidazione e di bavaglio, visto che viene da una famiglia di destra e che non ha mai nascosto le sue simpatie per Giorgia Meloni. Ovviamente, “si fa ma non dice” e così l’evidente discriminazione è stata mascherata dagli orchestrali “antifascisti” con critiche alla professionalità e preparazione musicale.

Ma chi è Beatrice Venezi? Da Wikipedia si apprende, fra l’altro, che nel 2017 è stata inserita dal Corriere della Sera nella lista delle 50 donne più creative dell’anno. L’anno successivo è stata selezionata dalla rivista Forbes Italia fra i 100 futuri leader under 30.  Nel 2018 ha diretto l’orchestra al Lucca Summer Festival in occasione del 160º anniversario della nascita di Giacomo Puccini. È stata assistente direttrice dell’Orchestra sinfonica di Stato giovanile dell’Armenia, direttrice principale ospite dell’Orchestra della Toscana e direttrice principale dell’Orchestra da Camera Milano Classica.  Aggiunge Giancarlo Del Monaco, figlio di uno dei più grandi tenori d’Italia, regista d’opera con oltre sessant’anni di carriera nei più importanti teatri del mondo, cinque volte sovrintendente e direttore artistico.: “E’ una musicista di grande preparazione, serietà e sensibilità artistica, che ha saputo guadagnarsi il rispetto di orchestre e pubblico in contesti tutt’altro che semplici. A soli 34 anni è stata nominata Direttore Musicale Principale Ospite del Teatro Colón di Buenos Aires, uno dei teatri più prestigiosi al mondo, risultato che testimonia la solidità del suo percorso e il riconoscimento internazionale che si è meritata, e che non può essere sminuito”.

Teatro La Fenice Palcoscenico – Venezia

Nella mia esperienza – prosegue – ho visto molti giovani direttori, con curricula ben meno strutturati, ricevere l’opportunità di misurarsi con orchestre e teatri di primo piano. Mai, in quei casi, si sono sollevate polemiche di questa natura, con tale veemenza e cattiveria. Trovo questo atteggiamento profondamente ingiusto e, per me, anche doloroso: mi disturba e mi rattrista vedere come un attacco del genere possa colpire una professionista giovane e competente…Qui mi pare evidente un attacco di natura ideologica e, purtroppo, segnato da un pregiudizio di genere: sono convinto che il curriculum del Maestro Venezi sarebbe stato giudicato con occhi diversi se si fosse trattato di un uomo”.

Ce n’è abbastanza per ritenere che siamo alle solite: per essere lasciati in pace e averne dei vantaggi nel milieu culturale italiano bisogna essere (o fare finta di essere) di sinistra, essere allineati alla cultura “woke”, quella del politicamente corretto, i cui estremismi negli Stati Uniti hanno avuto il bel risultato di portare Donald Trump alla presidenza (basta leggere che cosa scrive Federico Rampini).

Teatro La Fenice ingresso – Venezia

Tornando alla Stampa, l’articolo del direttore Malaguti ruota intorno a un’intervista a Gustavo Zagrebelsky. E il giurista “progressista” fa alcune affermazioni che dovrebbero sconcertare i sostenitori della cultura woke: ad esempio, che nelle Università “si deve pensare, ragionare, non fare propaganda”.   Zagrebelsky cita anche il filosofo illuminista e rivoluzionario francese, Nicolas de Condorcet, il quale affermava che la scuola non deve “inculcare”, ma limitarsi “a istruire, a trasmettere conoscenza, perché l’educazione come agente di manipolazione morale, lede la libertà e l’autodeterminazione dei giovani” e apre ”un conflitto con le famiglie”.  Ahi, ahi, c’è qualcosa che non quadra con l’atteggiamento di buona parte del mondo cosiddetto di sinistra. Pensiamo, tanto per fare un esempio, al tentativo di indottrinamento del ddl Zan (Pd), per cui non solo era vietato criticare gay, lesbiche, trans (alla faccia della “libertà di parola”), ma il loro “modello” di vita andava propagandato con lezioni nelle scuole, dalle elementari in su, laiche e cattoliche che fossero, fra l’altro senza il consenso delle famiglie.

Comunque il Direttore Venezi si consoli: le bizze degli orchestrali sono note, alcuni anni fa quelli della Scala di Milano “sfiduciarono”, praticamente all’unanimità, il grande Riccardo Muti.

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)