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Dario Gedolaro

Da tempo si discute delle carenze di una classe dirigente all’altezza dei problemi della città. Ora la vicenda del quotidiano La Stampa sembra confermarle in modo clamoroso. Per chi non avesse seguito questa vicenda  la sintetizzo: l’erede dell’ Avvocato Agnelli, John Elkann, ha deciso di cedere il Gruppo editoriale Gedi, dentro il quale oltre alla Stampa ci sono Repubblica e due importanti radio, Capital e Deejay. Il prescelto sarebbe Antenna Group dell’imprenditore greco Theodore Kyriakou. L’operazione dovrebbe concludersi nei primi mesi del 2026, per ironia del destino proprio a 100 anni dall’acquisto della Stampa da parte della famiglia Agnelli.

La Stampa, Redazione

Se ne va un pezzo di storia dell’editoria italiana e, in particolare di Torino, dove La Stampa ha rappresentato uno dei suoi principali simboli culturali, civili e storici. La Stampa racconta Torino da oltre 150 anni, seguendo la vita politica e sociale della città, i cambiamenti industriali, i momenti chiave della storia italiana. Il giornale ha contribuito a costruire l’identità di Torino. Il quotidiano ha accompagnato Torino nei passaggi fondamentali dal Risorgimento all’Italia unita, dalle guerre mondiali alla ricostruzione, dalla città industriale a quella contemporanea. Si potrebbe dire che ne è un simbolo come la Mole Antonelliana o il Po.

E’ vero che in questi ultimi anni si è registrata una significativa disaffezione dei torinesi nei confronti del quotidiano, che comunque mantiene la leadership di vendite in città. Addirittura il gruppo greco lo tratta come un “brutto anatroccolo”, mostrando poco entusiasmo per il fatto di doverselo incamerare con il resto del Gruppo Gedi. Ma non dimentichiamo che sotto la direzione di Maurizio Molinari (2016-2020) La Stampa è scesa in campo per sostenere la battaglia della società civile contro il “no” alla Tav Torino – Lione,  votato dalla sciagurata giunta comunale pentastellata guidata da Chiara Appendino, e che, grazie al suo ruolo, a Torino sono scese in piazza per ben due volte 40 mila persone per manifestare il “sì” alla Tav. Ma Molinari è stato l’ultimo grande direttore del quotidiano. Come se volesse tradire il tradizionale equilibrio e l’indipendenza di giudizio de La Stampa, John Elkann ha messo al suo posto Massimo Giannini. Scelta quanto mai inopportuna: la sua direzione (2020-2023), è stata segnata da un cambio di linea editoriale percepito come troppo “radicale” a sinistra, che ha provocato un crollo nelle vendite (-25%). Quando l’ha mandato via, sempre John Elkann ha fatto una scelta di basso profilo (al di là del valore professionale della persona), una promozione interna che ha portato sulla sedia di direttore quello che era il vice di Giannini, Andrea Malaguti, come a ribadire che per la proprietà il giornale non deve avere che un profilo “local” rispetto alla Repubblica “global”. Un altro tradimento della caratteristica storica del quotidiano torinese, espressione della più importante famiglia imprenditoriale italiana e per questo con una collocazione di rilievo nazionale.

La Stampa Redazione

Detto ciò, qual è stata la reazione della città all’annuncio della vendita? Per ora niente che vada al di là delle consuete parole di circostanza e di solidarietà ai giornalisti. Eppure era da mesi che si vociferava delle intenzioni di John Elkann di vendere il Gruppo Gedi. Ma nessuno, ripeto almeno fino ad ora, si è mosso per fare proposte che consentissero di mantenere la torinesità della proprietà. A Torino, come certificano anche indagini di carattere finanziario, la ricchezza non manca nonostante la crisi del suo più importante gruppo industriale: capitali privati o di enti come le due fondazioni di origine  bancaria che sono fra le più solide d’Italia. Per quanto se ne sa, finora ha dominato l’immobilismo, lo stesso immobilismo che permise di cancellare da Torino la ricca Cassa di Risparmio e di trasformare la più importante banca italiana dell’epoca – il San Paolo – in un ibrido molto più milanese che torinese. Siamo alle solite, o ci si muove quando i buoi sono ormai scappati dalla stalla o si sentiranno solo i soliti piagnistei e lamenti improduttivi. La classe dirigente che fa? E’ significativo che sulla vicenda della Gedi si siano alzate più voci nazionali che torinesi. Ma un sindaco in questi casi non dovrebbe intervenire, tessere una tela per salvare, anche senza suonare la grancassa, una voce storica della città?

https://www.viavaiblog.it/la-stampa-cambia-finisce-lera-giannini/

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.