Search

Luna Bianca

 I gatti non aiutano solo a superare lo stress, ma spesso contribuiscono in modo determinante a conquistare la simpatia dei popoli, aumentare la popolarità di un leader, distrarre l’attenzione pubblica da gravi problemi. Per questo hanno un ruolo nella politica dei potenti di tutto il mondo. E’ quanto emerge nel libro della giornalista e scrittrice Carola Vai: “Gatti di Stato. Tra uso pubblico e passioni private”, (Rubbettino editore), 216 pagine, 16 euro, in vendita nelle librerie, sul sito dell’editore Rubbettino e altri siti dediti all’editoria.

Libro GATTI DI STATO Copertina

Un volume ricco di curiosità riguardanti non solo i gatti che hanno accompagnato tratti dell’esistenza di re, regine, papi, leader, Capi di Stato e capi di governo di mondi diversi e dei loro felini, ma pure dei vari personaggi. Del resto già sotto i governi dei Faraoni d’Egitto, tremila anni fa,i gatti iniziarono a conquistare un posto d’onore nel cuore dei governanti e dei loro popoli tanto da entrare nella religione dell’epoca ed essere associati agli Dei. Un ruolo quello dei mici a fianco dei potenti che ha accompagnato le infinite trasformazioni sociali. Infatti se Abramo Lincoln sosteneva: “la religione di un uomo non vale molto se non ne traggono beneficio anche il suo gatto e il suo cane”, Bill Clinton ammise: “quando sono stato eletto solo i fisici nucleari avevano sentito parlare del Web. Ora persino il mio gatto ha la sua home page”. Insomma i gatti nelle stanze del potere hanno finito per trasformarsi anche in un mezzo di comunicazione.

Tra gli esempi più clamorosi spicca Socks, il gatto di Bill Clinton la cui foto sulla poltrona dello Studio ovale campeggia sulla copertina del libro di Carola Vai. Il first cat protagonista vezzeggiato pure in pubblico dallo stesso Presidente probabilmente consapevole di suscitare attraverso l’allegro micio stima e consensi tra gli americani e persino simpatia all’estero, ispirò libri per bambini, dibattiti, discussioni, fino diventare un caso politico. Ma una “questione politica” la suscitò pure la gatta India di George Bush junior scatenando problemi internazionali per via del suo nome considerato un’offesa da parte del paese asiatico. Come avvenne per Larry il Chief Mouser to the Cabinet Office, ossia il “capocacciatore” di topi di Dowing Street, la sede londinese del Primo Ministro.

Socks, il gatto del Presidente Bill Clinton

Larry, 15 anni, ha condiviso la celebre residenza con David Cameron, Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss ed ora con Riski Sunak. Star tra le star a quattrozampe, Larry ha nel suo curriculum una vicenda che lo ha reso famoso in tutto il mondo: ha fatto ritardare la partenza del presidente Usa Donald Trump con l’auto blindata bloccandola con una sorta di gioco a nascondino. Il gatto si accucciò infatti sotto la vettura ignorando per lunghi minuti ogni tentativo degli uomini della sicurezza di farlo uscire.

Il volume è insomma un susseguirsi di storie di leader maschili e femminili intrecciate con la vita dei loro piccoli felini. Da Caterina di Russia al re Luigi XV, da Abramo Lincoln a Camillo Benso conte di Cavour, passando per Churchill, Kennedy, De Gaulle, Clinton, papa Ratzinger e tanti altri. Del resto una ricerca dell’università di Warwick, in Inghilterra, sottolinea che le persone con grosse responsabilità sono anche amanti dei mici. “Da qui l’idea del libro” spiega Carola Vai che mediante le vicende di personaggi di varie epoche e continenti, e dei loro felini descrive frammenti di mondi diversi per linguaggio e cultura. Brevi racconti del potere attraverso un’indagine minuziosa sui personaggi presi in considerazione e i loro gatti, a cominciare dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per arrivare all’imperatore romano Cesare Augusto e al faraone Tutankhamon. Un viaggio di millenni tra incredibili vicende di donne e uomini entrati nella storia, tutti amanti dei gatti apprezzati per la loro compagnia, bellezza, capacità di trasmettere calma, allegria, serenità come accadde pure a diversi esponenti religiosi, da papa Benedetto XVI a Paolo VI, Leone XII, Padre Pio che iniziarono a dividere tenerezze e malinconie con i gatti fin dai giochi infantili.

Lo statista italiano Francesco Saverio Nitti con il gatto Frittellino

Tra le donne affezionate ai gatti Carola Vai ha dato spazio soprattutto a tre figure che hanno contribuito a cambiare la storia delle loro epoche: la romana Livia, moglie di Augusto, prima first lady imperiale, tanto abile da essere ancora oggi studiata dalle first lady di tutti i continenti per apprendere le sue capacità; la regina e imperatrice del Regno Unito Vittoria che amava i gatti persiani così come Sergio Mattarella; e la zarina Caterina II di Russia. La regina Vittoria amò tutti gli animali, anche se aveva una particolare predilezione per i gatti. Tra i nomi più ricordati c’è White Heather (Erica Bianca), di razza persiana, che la sovrana voleva sempre al suo fianco e che tutti avevano l’obbligo di rispettare. In Russia ad assegnare ai gatti lo status di dipendenti dello Stato fu inizialmente lo zar Pietro I, detto il Grande. La zarina Caterina II appassionata di Gatti Blu, perfezionò il rapporto con i piccoli felini fino attribuire loro il ruolo di “Guardiani delle pinacoteche”, ancora oggi esistente, per la loro abilità di eliminare topi, ratti e roditori di ogni genere e salvare le collezioni di opere d’arte custodite all’Hermitage di San Pietroburgo, uno dei più celebri musei del mondo. Gli inquilini a quattrozampe dell’Hermitage hanno superato indenni la Rivoluzione russa del 1917 e pure l’epoca del comunismo. Due sole volte hanno lasciato la residenza imperiale. La prima avvenne durante la Seconda guerra mondiale quando San Pietroburgo, allora chiamata Leningrado, venne bersagliata dalle bombe; la seconda negli anni Sessanta quando l’amministrazione scelse i prodotti chimici per eliminare i topi. Fu un fallimento totale. Da quel momento i gatti tornarono all’Hermitage con il ruolo di dipendenti dello Stato più riveriti e apprezzati di prima.

Brilliant, il gatto d’angora di Re Luigi XV di Francia

Il libro “Gatti di Stato” si concentra inoltre su due paesi: l’Egitto che ha amato i gatti fin dal 3000 a.C. quando i piccoli felini erano tanto rispettati da essere addirittura considerati sacri; e il Giappone, dove l’abilità dei gatti di estasiare gli umani si è talmente diffusa da far entrare i quattrozampe nella storia prima come animali magici, poi come creature in grado di portare benefici fisici e psicologici alle persone di ogni età e sesso al punto da indurre alla creazione di locali pubblici affollati di mici per la gioia dei clienti. Del resto un proverbio cinese sostiene: “Un mondo che butta via i suoi gatti è un mondo che perirà”.

Ricordate infine anche due località italiane: la Sardegna, con la vicenda dei gatti tutelati con un Decreto del Capo dello Stato Giorgio Napolitano dallo sfratto dalla spiaggia di Su Pallosu dove vivono da circa un secolo; e il comune di Capri, dove governanti sensibili hanno scelto di tutelare i randagi con scelte normative lungimiranti volte a migliorare non solo l’esistenza dei mici, ma pure del territorio e dei suoi abitanti.

 

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)