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Carola Vai

Il 2018 non è stato un anno soddisfacente per la #Reggia di Venaria, alle porte di #Torino. Inserita nel circuito delle Residenze Sabaude, sito Unesco iscritto nella lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997, la struttura, non ha totalizzato un aumento di visitatori a pagamento.Nessuna grande delusione, ma nemmeno gradevoli soddisfazioni. Insomma non ci sono state perdite, tuttavia nemmeno un avanzamento. Gli ingressi totali paganti sembrano aver subito un periodo stagnante pur continuando attrarre turisti da tutta Italia e dall’estero anche grazie alle numerose #mostre e ai giardini piacevoli in tutte le stagioni.

La leggera perdita è da molti attribuita al rallentamento del turismo a Torino e al calo di attrazione in generale da parte del capoluogo piemontese. Resta il fatto che gli ingressi totali paganti per accedere alla Reggia nell’anno appena concluso sono stati 958.00 “in linea con i risultati del 2017”, secondo quanto detto dalla direzione.

Un quadro attribuito alla perdita di presenze del Villaggio di Babbo Natale nonostante il successo di tutte le mostre organizzate durante il 2018 nello storico edificio.

La Reggia di Venaria Reale contenitore di mostre e manifestazioni varie, è parte importante delle #ResidenzeSabaude. L’edificio progettato dall’architetto Amedeo di Castellamonte su commissione del Duca Carlo Emanuele che intendeva trasformarlo in una base per le battute di caccia nella brughiera circostante, venne battezzato “la Venaria” proprio perché destinato agli svaghi venatori. Con il tempo il Palazzo assunse una crescente bellezza. L’attacco dei francesi, il 1 ottobre 1693, segnò gravi danni alla costruzione. Il sovrano dell’epoca, Vittorio Amedeo II, non si lasciò demoralizzare. Anzi scelse di far rimettere in sesto il Palazzo prendendo ad esempio la #Reggia di Versailles. L’assedio subito nel 1706 ancora da parte dei francesi penalizzò un’altra volta la residenza di Venaria trasformata in parte in caserma per l’esercito dei conquistatori e quando se ne andarono le stanze vennero occupate dalla Cavalleria sabauda. Dalla fine delle guerre napoleoniche fino al 1978 la Reggia venne utilizzata quasi sempre per fini militari subendo in questo modo gravi danni. La svolta arrivò dopo molte discussioni ed un restauro durato anni. Degli antichi fasti e obiettivi originari vennero ripresi soprattutto i giardini dove si guardò un’altra volta a quelli della Reggia di Versailles con risultati meno sfarzosi, ma molto gradevoli e affascinanti.

La costruzione insomma trasuda storia ovunque, anche se in gran parte ricostruita dopo essere stata abbandonata all’incuria del tempo per molti anni. La zona ai piedi delle Valli di Lanzo, scelta all’origine per la presenza di estesi boschi ricchi di selvaggina, anche senza preziose mostre esercita il suo fascino. Per questo motivo subito dopo la conclusione dei restauri e la riapertura avvenuta il 13 ottobre 2007, il pubblico ha cominciato ad arrivare in modo crescente, complici  una serie di convegni, manifestazioni, dibattitti vari, oltre mostre, esposizioni e persino feste esclusive nella maestosa Galleria di Diana.

Con gli anni ha accresciuto il successo tanto da totalizzare 1.012.033 visitatori nel 2016, risultando il settimo sito museale statale italiano più frequentato[1], mentre nel 2017, a dieci anni di distanza dall’inaugurazione ha ottenuto dalla #Guida Michelin l’ambita terza stella. Il 2018 ha segnato una forma di rallentamento. Ma con il 2019 il programma delle manifestazioni punta sull’ottimismo e conta di tornare ad attrarre visitatori in modo crescente. Tra i tanti eventi si parla di 1.500 giornate di programmazione tra esposizioni, concerti, aperture serali, spettacoli. Si comincia con tre grandi mostre a marzo: dal 17 “Genio e Maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento” dove viene celebrato il tema dell’ebanisteria sul territorio; dal 22 marzo “Sebastiao Salgado.Genesi” seguita il 28 da un percorso organizzato in sinergia con Intesa Sanpaolo, ”La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati. E molto altro nei mesi seguenti. Pertanto sono previsti visitatori in crescita.

Aspettare per vedere.

 

 

 

 

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)