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Paolo Girola

Non vorrei essere una voce stonata nel coro, ma , credo , che alcune riflessioni vadano fatte , anche a futura memoria.

La prima riflessione : Se si vogliono evitare in futuro nuovi choc distruttivi come questo bisogna ripensare tante cose, sia sul piano personale, sia su quello collettivo , sia economico-produttivo.

Seconda riflessione: E’ evidente che i governanti della cosa pubblica italiana, a tutti i livelli, si sono fatti trovare impreparati, quando già l’OMS da inizio gennaio avvertiva del pericolo e in Cina si scopriva l’epidemia ( o almeno se ne dava notizia). La prima falla è la mancata produzione di quegli ormai celebri DPI,  come mascherine , alcool, camici usa e getta, occhiali protettivi ecc. cc. che sono scarseggiati rapidamente non solo per i cittadini ma anche per gli operatori sanitari in prima linea.

Bergamo l’Esercito trasporta le salme.

Non potevano protezione civile e governo fare da subito ( almeno da inizio febbraio) un esame sulla possibile produzione in Italia  dei DPI ( gli ormai celebri dispositivi di protezione individuale) e accertato il deficit e le aziende per produrli, stabilire per decreto gli stock di produzione ? Bisognava consentire di uscire di casa solo a chi ne fosse dotato, ma questo non è stato ordinato non perché non fosse comunque una precauzione utile ma  perché non c’erano. La mancata dotazione di massa , a tutti, di questi dispositivi ha creato una falla nella prevenzione .

Allo stesso modo sono mancati tamponi sufficienti per testare chi aveva anche solo qualche sintomo ( i paucisintomatici)  e tutti gli operatori sanitari, e i  laboratori non avevano sufficienti macchinari per fare gli esami, tanto più quelli rapidi.  Anche in questo caso non si è mobilitato subito il tessuto produttivo. Errori che ci costano molti contagiati in più e decine di morti.

Altra considerazione: mi pare che la protezione civile si sia mostrata inadeguata.  Riconosco la buona

Infermiera con protezione

volontà e l’abnegazione personale, ma una emergenza sanitaria è diversa da una alluvione. I volontari sono molto utili, ma  non bastano. Ci vogliono organizzazioni complesse e sofisticate che facciano piani in vista di possibili pandemie.

Ultima considerazione. L’economia. Questa emergenza dimostra che non si può globalizzare tutto né sottrarre ogni settore agli aiuti di Stato. Ci sono manufatti  che vanno prodotti anche in mancanza di una adeguata richiesta dal mercato: penso  ai DPI ed altri articoli o macchinari,. Bisogna immagazzinarli in quantità adeguata e quando scadono sostituirli.

Lo Stato li deve ordinare e i privati produrli, naturalmente non in perdita , ma senza sprechi. Quello che va combattuto non è l’aiuto di Stato, ma le pubbliche inefficienze , l’assenteismo, la scarsa produttività che troppo spesso sono i vizi delle pubbliche amministrazioni.

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)