Pier Carlo Sommo
Il 27 maggio 2025 è stata inaugurata al Museo del Prado di Madrid una grande mostra dedicata al pittore cinquecentesco Paolo Veronese. Tra le opere esposte vi sono le due grandi tele “Allegoria della scultura”e “Allegoria con la sfera armillare”, hanno come soggetto rispettivamente la scultura e l’astronomia. Le opere sono di proprietà della Regione Piemonte e sono esposte a palazzo Viani Dugnani, sede del Museo del Paesaggio di Verbania. Con questo prestito al prestigioso museo spagnolo, il Piemonte, valorizza e promuove il proprio patrimonio artistico all’estero. È anche presente nella mostra il dipinto “Cena in casa di Simone il fariseo” proveniente dalla Galleria Sabauda di Torino.

La mostra monografica “Paolo Veronese (1528-1588)” del Prado, aperta fino al 21 settembre 2025, tratta tre temi principali: il processo creativo di Paolo Veronese e della sua gestione della bottega, analizzando tutto ciò che spazia dai primi schizzi alla produzione di dipinti a olio nel suo laboratorio; la sua grande abilità di capo bottega, che superava quella di altri grandi pittori dell’epoca come Tiziano e Tintoretto; e la sua capacità di rappresentare le aspirazioni dell’élite veneziana, che si manifesta nel suo stile cosmopolita in grado di conquistare le corti europee. L’esposizione sottolinea l’importanza del pittore nella collezione del Prado, in considerazione della sua influenza in Spagna e nel Siglo de Oro, dove le sue opere erano molto apprezzate da monarchi e collezionisti.
Singolare la storia dei due dipinti, scoperti casualmente nel 2014 dalla studiosa dell’arte Cristina Moro, allora ancora studentessa impegnata in una tesi sul luogo di provenienza delle preziose tele, la Villa San Remigio, dimora del Marchese Silvio della Valle di Casanova e dalla moglie Sophie Browne attualmente di proprietà della Regione Piemonte. Dopo il sorprendente ritrovamento, le due allegorie sono state restaurate nei laboratori del Centro Conservazione e Restauro dei Beni Culturali de La Venaria Reale (TO).
Dal 2023 sono custodite ed esposte al Museo del Paesaggio di Verbania. Il ritrovamento delle due tele ha consentito di ricostruire una serie andata dispersa nel tempo e nota solo attraverso copie. Nel Los Angeles County Museum of Art (LACMA) sono infatti presenti altre due Allegorie che fanno parte dello stesso gruppo, non documentato dalle fonti e di provenienza incerta, forse il vestibolo della Libreria Marciana di Venezia. La monumentalità delle figure, di evidente richiamo michelangiolesco, le tonalità smorzate e il gusto per le rovine, molto diverse dalle architetture palladiane del Veronese maturo, le fanno ipotizzare come opere giovanili del Maestro. Le tele sono databili 1553 circa, ma vi sono ancora molti quesiti che tutt’ora gli studiosi stanno cercando di risolvere.

Chi era Paolo Veronese (1528 – 1588)? Il vero nome era Paolo Caliari, uno dei più grandi pittori del Rinascimento italiano. Nato a Verona, trascorse granparte della sua vita a Venezia, dove sviluppò il suo stile unico e riconoscibile. Veronese è considerato uno dei maestri della pittura veneziana e ha contribuito molto allo sviluppo dell’arte rinascimentale, lasciando un’eredità importante con capolavori come “Le nozze di Cana” (Parigi, Louvre) e molte altre opere che si trovano in musei e chiese in tutto il mondo.
È celebre per le sue opere di grande formato di soggetti religiosi e storici, caratterizzate da colori vivaci, dettagli ricchi e composizioni spettacolari. Fu anche abile pittore di soffitti, dipinse decorazioni di palazzi ed edifici pubblici. La maggior parte di queste opere è ancora visibile come nel caso di quelle nel Palazzo Ducale e nella chiesa di San Sebastiano a Venezia.
L’ abilità di Veronese nel rappresentare scene complesse con un’impronta di teatralità lo ha reso uno dei maestri della scena artistica veneziana lasciando un’eredità che ancora oggi viene ammirata e studiata.