Search

Blog


Dario Gedolaro

"Accentrare o decentrare? Questo è il problema". Parafrasando Shakespeare, si può affermare che l’ emergenza Coronavirus Covid 19 , affrontata in Italia con tanta generosità e non poca disorganizzazione, ha riacceso le polemiche ideologico/politiche fra chi pensa ad uno Stato fortemente centralizzato e chi invece crede nel regionalismo.

Paolo Girola

Sono figlio di due genitori antifascisti. Ma non quelli del 26 aprile 1945, i partigiani del giorno dopo, magari già balilla o avanguardisti o giovani  italiane o addirittura  iscritti ai GUF ( gruppi universitari fascisti) durante il Ventennio.  No , proprio di vecchie famiglie cattoliche , antifasciste e, prima, Popolari. I miei nonni , paterno e materno , erano iscritti al partito di don Sturzo . Mio nonno materno, Pier Nicola, subì una dura  discriminazione durante il fascismo. Era segretario nazionale del sindacato CIL ( progenitore della Cisl) per il settore trasporti. Lavorava in ferrovia come funzionario tecnico, cattolico militante, aveva 5 figli,  4 femmine e un maschio. All’ avvento del fascismo fu licenziato dalle ferrovie. La sua famiglia fu ridotta alla fame : la più grande dei figli era mia madre Anna Rosa Gallesio, che era del ’12, ed andava a prendere dalle buone suore della mensa dei poveri di Torino la minestra per la famiglia.

Giorgio Merlo

Date non incompatibili. Avviene tutto in una parentesi. Il ricordo del 18 aprile 1948 e la vittoria schiacciante della Democrazia Cristiana e del suo maggior leader e statista dell’epoca, Alcide De Gasperi e la festa del 25 aprile, la festa della Liberazione, giunta alla sua 75° edizione. Tutto tra parentesi, dicevo, perché lo impone e lo richiede la drammatica emergenza sanitaria con cui, purtroppo, dobbiamo fare i conti. Eppure anche in  una fase storica dominata da un male oscuro e sempre più inquietante, c’è la possibilità e forse anche l’opportunità per fissare con maggior cognizione alcuni paletti pollici, culturali e anche di costume.

Carola Vai

I medici in prima linea nella difesa della salute altrui spesso finiscono per dimenticare la paura per se stessi, anche quando davanti c’è un pericolo grave come il coronavirus Covid-19. E’ quanto emerge dalle parole del pneumologo e specialista in medicina interna Ugo Marchisio, contagiato da un paziente e fortunatamente in fase di guarigione. Marchisio, direttore sanitario presso i poliambulatori del Gruppo Larc Torino, per 16 anni primario del Pronto Soccorso e Medicina di Urgenza dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, una lunga pratica con malati di ogni gravità, ha accettato di rispondere alle mie domande mettendo la sua esperienza a disposizione dei molti interrogativi.

Dario Gedolaro

Che il Coronavirus Covid 19 sia di origine naturale o il frutto di maldestre manipolazioni di laboratorio cambia poco: la questione fondamentale è che le responsabilità della Cina sono evidentissime. E allora questa pandemia dovrebbe insegnare  una cosa: la seconda (o la prima?) potenza economica mondiale è un pericolo gravissimo per tutto il mondo industrializzato.

Carola Vai

In attesa di una riapertura delle attività, sono in discussioni forme di “distanziamento tra le persone” per impedire il contagio del coronavirus. Eppure esistono già molte leggi in questo settore. Basterebbe farle applicare E’ quanto sostiene l’architetto Donatella D’Angelo, torinese, impegnata da oltre 30 anni nel restauro in tutta Italia di edifici pubblici e privati , nella progettazione di nuove costruzione, nell’allestimento di mostre riguardanti l’architettura. 

Dario Gedolaro

Le misure economiche messe in campo dal governo a sostegno delle attività economiche falcidiate dal Coronavirus sono adeguate, efficaci,  facilmente utilizzabili? In una parola servono allo scopo? Inutile prendere in considerazione le dichiarazioni delle varie forze politiche, stucchevolmente di parte, condizionate dalla solita partigianeria partitica. Lasciamo anche perdere le associazioni delle imprese (Api, Confindustria, Cna, ecc.), che potrebbero parlare per interessi di parte. Dove possiamo trovare valutazioni che non siano troppo di parte ? Credo che la categoria dei commercialisti sia quella meglio indicata per una valutazione “tecnica”.

Carola Vai

La guerra contro il coronavirus suscita un crescendo di polemiche, anziché unione di forze e idee per arrivare a sconfiggerlo e tornare ad un minimo di normalità. Così, ad oltre un mese di “tutti a casa” e chiusura delle attività, il cammino verso la riapertura dell’Italia trova pareri più discordi che concordi. C’è chi difende la chiusura ignorando l’economia; chi insiste di usare tutte le cautele, ma riaprire. Nel tentativo di individuare qualche risposta, abbiamo deciso di avviare un’indagine tra varie figure professionali. Ad aprire la nostra particolare inchiesta è Guido Rossi, professor Emerito di Matematica dell’Università di Torino, convinto che politici, burocrati, funzionari insieme tendono a compiere “azioni vampiresche” nei confronti dei cittadini. E per far cessare tale “azione vampiresca” occorre prevedere delle precise responsabilità e corrispondenti sanzioni. Guido Rossi sull’attuale situazione in Italia, sulla confusione tra decreti del governo, ordinanze regionali e comunali, e sull’azione  in ordine sparso dell’Europa sia all’inizio che durante l’emergenza, risponde appellandosi alla matematica. “Dobbiamo tenere conto di due teoremi, il teorema dei cammini e il teorema di impossibilità (di Harrow)”.

Dario Gedolaro

E’ stato un errore mettere nelle mani della Protezione Civile la complessissima macchina logistico/organizzativa dell’ emergenza Coronavirus Covid 19. Critica ingenerosa e ingrata? Non credo. C’ è scritto a chiare lettere in uno studio del Coronavirus Resource Center della Johns Hopkins University, che, analizzando la diffusione del Covid 19 in Italia, ha definito il Dipartimento della Protezione civile: “privo di una preparazione specifica”.

Paolo Girola

Il rischio zero non esiste, una constatazione alla monsieur de La Palisse, di buon senso che è una merce però  spesso rara. Aspettare che arrivi il vaccino , anche solo fra 6 mesi ( è una possibilità) metterebbe l’economia italiana in ginocchio con migliaia di aziende e attività commerciali che chiuderebbero, e già una parte probabilmente non si risolleverà, con  decine di migliaia di disoccupati. Quindi bisogna riaprire il più possibile, il più possibile protetti. Servono dispositivi di sicurezza individuale  e  tamponi, reagenti, test sierologici. Ormai l’abbiamo capito: per ora non ce ne sono a sufficienza, l’imprevidenza e la mancata tempestività nelle decisioni pubbliche, di cui ho già parlato, pesano moltissimo. E ora ci si mette pure la magistratura che ( pur spinta dai più nobili motivi) non è la soluzione per tutti i mali né per tutte le colpe politiche e speriamo non crei ulteriori blocchi. Quindi a breve apriremo molte attività, anche perché lo sta facendo l’Europa e perderemmo quote di mercato importanti a stare fermi.