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Carola Vai

Eurovision Song Contest 2022 renderà Torino più internazionale, come era già accaduto con le Olimpiadi invernali 2006”, dicono tanti osservatori. In attesa, tralasciando le ricadute economiche dell’evento sul territorio, (che sarebbe assurdo non ci fossero), rammento i principali artisti che nati nella città della Mole Antonelliana e famosi oltre i confini italiani hanno portato il nome di Torino nel mondo: Rita Pavone, 50 milioni di dischi venduti; Umberto Tozzi, 70 milioni di dischi; Fred Buscaglione, entrato nell’olimpo dei miti; il pianista Ezio Bosso; il jazzista Dario Chiazzolino; il duo “I Righeira”; il gruppo musicale “I Subsonica”.

Dunque se la kermesse musicale Eurovision, nel segno della pace, con la sfida di artisti provenienti da 40 Paesi, trasmissioni televisive in grado di coinvolgere 180 milioni di telespettatori, 600 giornalisti accreditati, è un evento grandioso, Torino è abituata da anni a “coltivare” spettacoli musicali sparsi tra teatri e vari locali. Anche per questo forse la città, prima capitale d’Italia, è riuscita a conquistare lo show internazionale sconfiggendo altre sedici città italiane concorrenti. La vittoria dei Maneskin nell’edizione 2021 a Rotterdam con la canzone “Zitti e buoni” aveva assegnato all’Italia l’opportunità di ospitare quella che è definita la più importante kermesse europea dedicata alla musica. L’evento inventato da sei Paesi (Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna) nel 1956, organizzato annualmente dai membri dell’Unione Europea di radiodiffusione e trasmesso ogni anno senza interruzione, escluso il 2020 a causa della pandemia presente in tutto il mondo, ha visto l’Italia vittoriosa tre volte: Gigliola Cinquetti con “Non ho l’età” nel 1964; Toto Cutugno con “Insieme: 1992” nel 1990; e con i Maneskin l’anno scorso.

Fred Buscaglione

Alla prima edizione di Eurovision 66 anni fa, a Lugano, Fred Buscaglione nato nel 1921 a Torino, era già una star internazionale. E pur essendosi creato un personaggio con pose viste nei film polizieschi americani, aveva studi musicali molto seri. Infatti in poco tempo divenne il cantante italiano più innovativo degli anni Cinquanta. Tra i suoi brani più conosciuti: “Che bambola”, “Teresa non sparare”, “Eri piccola così”. Diventato un vero e proprio “cult” capace di promuovere modi di fare e imitazioni, all’apice del trionfo, in un freddo mercoledì del 3 febbraio 1960, all’età di 39 anni, si schiantò alla guida della sua auto, a Roma. L’improvvisa morte lo fece entrare nell’olimpo dei miti e le sue canzoni continuarono avere enorme successo per molti anni ancora.

Rita Pavone

Mentre migliaia di fans piangevano la scomparsa di Buscaglione, ai piedi della Mole iniziava la strepitosa ascesa di Rita Pavone, nata il 23 agosto 1945. Dopo il debutto all’età di 15 anni, “Pel di carota” come venne presto soprannominata per via delle lentiggini, con il brano “Viva la pappa col pomodoro” conquistò un successo che rapidamente varcò i confini internazionali. La fama della giovane torinese le fece avere addirittura un posto in un saggio di Umberto Eco “Apocalittici ed ingrati”. Da quel momento Rita non si fermò più. Vinse premi e sfide canore; approdò su prestigiosi palcoscenici in Italia e in molti paesi europei. Poi in Argentina, in Brasile, in Giappone e in numeroso altri luoghi. Il matrimonio con Teddy Reno nel 1968 rallentò di poco i suoi ritmi. Partecipò a “Canzonissima”, al festival della canzone di Sanremo e a varie altre trasmissioni. Tra nuovi successi, qualche pausa, spettacoli in tutti i continenti, proseguì una carriera sfolgorante. Nel 2020, dopo 48 anni di assenza, tornò al festival di Sanremo con la canzone “Niente (Resilienza 74)”.

Quando Rita Pavone era già all’apice della popolarità un altro torinese fece capolino nel mondo della musica: Umberto Tozzi, cantautore nato il 4 marzo 1952. Tozzi dopo gli esordi a 16 anni, ottenne la prima affermazione come autore a 19 anni con il brano “Un corpo e un’anima” interpretata da Dori Ghezzi che vinse “Canzonissima”.  Con il tempo continuò a mietere successi fino diventare uno dei cantanti più popolari all’estero e vendere oltre 70 milioni di dischi.

Ezio Bosso

Mentre Tozzi proseguiva a calcare palcoscenici internazionali, un giovane pianista attirava sempre più l’attenzione delle orchestre di tutta Europa: il bravissimo e sfortunato Ezio Bosso nato a Torino nel 1971. Dopo aver ricevuto appalusi nelle più prestigiose scene internazionali: dal teatro Regio di Torino agli Stati Uniti, al Messico, a Parigi, a Roma e tante altre città; aver vinto numerosi premi, improvvisamente nel 2011 si scoprì malato, colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Bosso continuò a suonare fino a poco prima di morire, nel 2020, a Bologna.

Un altro nome che contribuisce alla notorietà di Torino è il chitarrista e compositore Dario Chiazzolino nato il 5 febbraio 1985. Considerato uno dei maggiori esponenti nel panorama jazzistico moderno, Chiazzolino laureato con il massimo dei voti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, ha vinto numerosi premi e partecipato a vari festival del jazz in Europa e negli Stati Uniti.

Subsonica

Ma dalla variegata realtà musicale torinese sono nati pure molti gruppi musicali. Tra quelli che hanno calcato palcoscenici internazionali c’è il duo “I Righeira” (Johnson Righeira e Michael Righeira, pseudonomi rispettivamente di Stefano Righi e Stefano Rota). “I Righeira” nacquero artisticamente negli anni settanta e conquistarono i maggiori successi negli anni ottanta. Tra i brani più noti: “Vamos a la playa” del 1983 cantata in spagnolo; “No tengo dinero” ancora in spagnolo; “L’estate sta finendo” del 1985. Dopo aver ottenuto un gran numero di trionfi, il duo si è separato nel 2016.

Infine tra i gruppi musicali formatesi a Torino, spiccano “I Subsonica” createsi nel 1996. La band diventata una delle più apprezzate dal pubblico italiano, dalla nascita ha pubblicato 9 album, vinto molti premi e riconoscimenti, partecipato al festival di Sanremo nel 2000.

Eurovision Song Contest a Torino si snoda insomma su un “terreno musicale” fertile. La città ama sentirsi capitale. In qualsiasi settore. Se poi si tratta di mondi musicali si sente in perfetta sintonia con artisti, ospiti, turisti anche se molti locali che tutto l’anno organizzano concerti e tengono alto il nome di Torino nello scenario underground e pop italiano avrebbero voluto per l’occasione essere coinvolti meglio e di più dai vertici governativi del comune.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)