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Carola Vai

Dieci anni fa, il 28 febbraio 2013, papa Benedetto XVI rinunciava al soglio pontificio come aveva comunicato in latino qualche giorno prima, l’11 febbraio, davanti ad una platea di cardinali. Un evento che stupì il mondo e scosse la Chiesa. E che oggi pone un continuo interrogativo: anche papa Francesco potrebbe seguire l’esempio di Ratzinger se le sue condizioni di salute gli impedissero di esercitare al meglio il suo ruolo? Le voci sulle dimissioni di papa Bergoglio si susseguono da anni. Domande e dubbi al momento restano comunque senza risposta.

Benedetto XVI (U.S. Department of Defense)

Cresce invece in modo lento, ma continuo, l’attenzione verso Benedetto XVI. Ancora non del tutto accantonate le chiacchiere sulla rinuncia. Eppure una lettera del pontefice tedesco inviata il 28 ottobre 2022, poche settimane prima della sua scomparsa, al suo biografo Peter Seewald e diffusa dal settimanale tedesco Focus, indica come “motivo centrale” delle sue dimissioni “l’insonnia che (lo) aveva accompagnato ininterrottamente dalle Giornate mondiali della Gioventù a Colonia” nell’agosto 2005, pochi mesi dopo la sua elezione a successore di Giovanni Paolo II.

Chiacchiere a parte, il pontefice conservatore, oggi riconosciuto anche rivoluzionario, è stato il primo a rinunciare al pontificato in età moderna, (l’ultimo fu Gregorio XII nel 1415 ben 598 anni prima), ed anche il primo ad assumere il titolo di papa emerito.

Joseph Ratzinger morto all’età di 95 anni, il 31 dicembre 2022, benché al centro di cicalecci, resta tra i più stimati, amati, colti pontefici, ritenuto universalmente un grande teologo, studioso che ha sempre voluto andare oltre le divisioni. Uomo gentile, forse timido, ma di immenso coraggio come ha confermato tutta la sua vita culminata con la tempestiva rinuncia al papato quando era “ancora in possesso di forza d’animo e perfetta lucidità” come scrissero molti giornalisti. Il papa tedesco nato nel 1927 nella Baviera meridionale che affaccia sull’Austria, ordinato sacerdote nel 1951, poi cardinale nel 1977, a soli 50 anni, divenne papa a 78 anni dopo il “regno” di papa Wojtyla durato 27 anni. Ratzinger era già conosciuto per la sua preparazione accademica, docente universitario, teologo, autore di molti libri, appassionato di musica, gatti, buone letture. Uomo di Chiesa e di ragione, Benedetto XVI era del tutto privo dell’abilità carismatica del suo predecessore, Giovanni Paolo II. E per questo “venne spesso frainteso dalle masse di fedeli orientate a scambiare per indifferenza la sua timidezza”, come sottolineo nel capitolo a lui dedicato nel mio libro “Gatti di Stato” (Rubbettino editore).

Beatificazione di Giovanni Paolo II

Eppure Ratzinger nei suoi otto anni da pontefice (19 aprile 2005- 28 febbraio 2013) si è sforzato in continuazione di conquistare la simpatia della gente, credente o meno. Anche lui, come Wojtyla, si impegnò a girare il mondo compiendo 24 viaggi apostolici, 8 visite pastorali in Italia ed altrettante nella diocesi di Roma. Iniziò nella sua terra natale, a Colonia, per la XX Giornata Mondiale della gioventù, nell’agosto 2005, e terminò in Libano nel settembre 2012. Benedetto XVI ha visitato tutti i continenti con sette viaggi intercontinentali: in Brasile dove nella messa conclusiva annunciò che la successiva Giornata Mondiale della Gioventù si sarebbe svolta nel 2013 a Rio de Janeiro senza sicuramente immaginare che a celebrarla sarebbe stato il suo successore. Negli Stati Uniti d’America il 18 aprile 2008 papa Ratzinger parlò davanti a 3mila delegati di 192 Paesi del mondo riuniti a New York in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Due giorni dopo, il 20 aprile, Benedetto XVI visitò Ground Zero, luogo dove sorgevano le Torri gemelle del World Trade Center distrutte nell’attentato dell’11 settembre 2001 e in cui morirono 3mila persone. Il Papa si inginocchiò in preghiera, poi auspicando “un mondo in cui pace e amore autentici regnino tra le nazioni e nei cuori di tutti” ha incontrato alcuni dei sopravvissuti. Benedetto XVI si recò anche in Australia, in Messico e a Cuba; due volte in Africa dove la prima volta nel 2009 raggiunse il Camerun e l’Angola, e nel maggio dello stesso anno la Giordania, Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese. In Terra Santa il Pontefice ricordò ai popoli di tutti i Paesi e di tutte le religioni il senso della ricerca del volto di Dio.

Ratzinger fu il primo papa a visitare l’isola di Cipro raggiunta nel 2010. Nello stesso anno è andato nel Regno Unito compiendo a Londra lo storico incontro con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Il fatto suscitò enorme attenzione nei mass media perché mai si era visto un pontefice nel Lambeth Palace e per di più a parlare alla Conferenza di Lambeth che riunisce tutti i vescovi anglicani. Molti gli altri Paesi visitati più volte in Europa: Polonia, Spagna, Austria, Francia, Repubblica Ceca, Malta, Portogallo, Croazia e naturalmente la “sua” Germania.

Papa Benedetto XVI con il Presidente George W. Bush e Laura Bush (U.S. Air Force photo)

Tra i molti viaggi compiuti in Italia c’è stato anche quello a Torino, il 2 maggio 2010, in occasione dell’Ostensione della Sindone. La visita attirò un’enorme folla desiderosa di vederlo passare sulla papamobile ed anche ascoltare il suo messaggio di speranza nella messa in piazza San Carlo dove incontrò molti giovani. Se negli anni della lunga vecchiaia Joseph Ratzinger smise di viaggiare, non altrettante fece con due delle sue passioni: l’amicizia ed una certa convivenza con i gatti e l’ascolto e la pratica della musica.

“Sono convinto che la musica sia veramente il linguaggio universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso” disse a conclusione del concerto offerto il 16 aprile del 2007 per il suo ottantesimo compleanno, dall’orchestra sinfonica della radio-televisione di Stoccarda diretta dal giovane maestro Gustavo Dudamel nell’Aula Paolo VI, in Vaticano. E aggiunse: “Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Dio per avermi messo accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia”.

La musica come i gatti furono due passioni che Joseph Ratzinger coltivò tutta la vita, e anche da pontefice. Abile pianista, appassionato di concerti, durante il suo pontificato molti vennero proposti in Vaticano. Da papa emerito le note musicali e le fusa dei gatti furono due compagnie continue, e fino all’ultimo. Del resto ogni Papa ha il suo carattere e il suo stile. Come ogni essere umano. Benedetto XVI stesso ammetteva che siamo tutti pensieri diversi di Dio.

 

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Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)