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Carola Vai

#italiaunicaqui – Una convinzione sta serpeggiando da settimane in tutta Italia: quando a fine marzo 2021 terminerà la cassa integrazione concessa alle aziende in difficoltà causa Covid-19 per salvare i posti di lavoro, ci saranno molti licenziamenti. Per questo nel governo si sta pensando di prolungare anche dopo marzo, e per qualche mese, il provvedimento. Ma si tratterà solo di un rinvio del problema, una sorta di sospensione del trascorrere del tempo.  Intanto nel turismo, settore tra i più penalizzati dalla pandemia, la situazione si aggrava di settimana in settimana. Soprattutto per alberghi e ristoratori, danneggiati pure dall’onda di incertezza che da mesi avvolge non solo gli italiani, ma tutta Europa.

Carola Vai- Sestriere (TO)

Il continuo balletto delle decisioni prese a livello governativo sta influenzando in modo sfavorevole pressoché tutta la società. Chiusure improvvise, possibilità a singhiozzo concesse alla popolazione di potersi muovere a livello locale, regionale, nazionale, e persino internazionale, distruggono qualsiasi programma di chi vuole guardare avanti con determinazione tenace. Incertezza e paura sono, come è ovvio, due ingredienti velenosi non solo per lo sviluppo positivo, ma pure per il normale andamento dell’economia, della politica, dei ritmi della società.

Il settore alberghiero italiano, 33.000 esercizi circa, teme, con convinzione, la scomparsa, a fine pandemia, di molte strutture. Timore incentivato anche dal fatto che dopo un 2020 disastroso e la previsione di ulteriori mesi senza ospiti per mancanza di viaggiatori, tutti i comparti che costituiscono il mondo turistico, più che mai quello alberghiero, prevedono un 2021 quanto meno complicato. Tanto più che la ripresa non potrà che essere molto lenta.  Varie le cause, a cominciare dai timori di tornare a viaggiare, e dalla scarsità finanziaria per la gran parte dei popoli stranieri, e degli italiani.

Bernabò Bocca, Presidente Nazionale di Federalberghi

Preoccupazione più volte espressa nelle ultime settimane da Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. Infatti il numero Uno dell’associazione che conta 27.000 hotels aderenti, al governo ha chiesto “una politica di sostegno volta a consentire alle nostre imprese di sopravvivere”. Del resto il proseguire delle difficoltà a causa della pandemia probabilmente penalizzerà ulteriormente il turismo e indurrà gli albergatori, come i ristoratori, a tagliare il più possibile i costi. Per salvare le aziende quasi tutti cercheranno di risparmiare con nuove riduzioni del personale e di tutto quanto non è assolutamente indispensabile. Scelte ben poco costruttive. Il settore avrebbe invece bisogno di essere rimodellato con idee, progetti e proposte migliorative. Convinzione diffusa pure tra molti addetti. Ma che richiedete disponibilità finanziarie. E dopo un anno in grave sofferenza ben pochi dispongono del denaro necessario. Lo stesso Bernabò Bocca ha invitato il governo a “sostenere la riqualificazione delle strutture turistico ricettive, in coerenza con gli obiettivi di innovazione, sostenibilità e digitalizzazione”.

Giuseppe Roscioli, Presidente di Federalberghi Roma

L’arrivo del vaccino anti Covid-19 sta inducendo il mondo dei viaggi a guardare il futuro con un certo ottimismo.  Tuttavia le previsioni più speranzose immaginano in Italia una ripresa del turismo con risultati importanti forse nel 2024. Tra i motivi di un’attesa tanto lunga il fatto, come ha detto Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma e vicepresidente vicario di Federalberghi, che “anche negli altri Paesi una buona parte della popolazione si è impoverita, quindi ci vorrà più tempo prima che i turisti possano tornare in massa in Italia”.

Pertanto, anche se agli alberghi non sono state imposte chiusure, la totale assenza di ospiti stranieri, e pure degli italiani bloccati dalla pandemia e da frequenti lockdown, ha indotto molti imprenditori a chiudere le aziende. Alcune strutture con l’obiettivo di riaprire appena torneranno i viaggiatori, altri con molti dubbi di poter riprendere l’attività. I pochi alberghi rimasti funzionanti hanno realizzato guadagni minimi. Un esempio lo ha illustrato Roscioli :“Certe realtà territoriali come Roma, Milano e Torino hanno perso il 95% del fatturato “. Ma pure in Liguria, in Sicilia, in Sardegna.

Carola Vai – Cattedrale di Palermo

Ad esempio Silvio Di Michele, presidente di Federalberghi Sanremo e gestore di un hotel in centro, ha rammentato che nel periodo natalizio, appena concluso, nella sua città il bilancio degli alberghi “è stato pari a zero”. Prevedendo lontano il ritorno alla normalità, Silvio Di Michele, ha annunciato che nonostante “la voce non ancora confermata di un Festival della Canzone blindato con gli spettatori rinchiusi su una nave al largo” è già cominciata la raccolta delle prime prenotazioni per seguire il Festival di Sanremo. Molte altre manifestazioni sono invece già state rinviate, compreso il Carnevale di Viareggio annunciato, al momento, per settembre 2021.

Casinò di Sanremo (IM)

E mentre numerose strutture ricettive sono riuscite a contenere le perdite fino al 50%, la situazione è difficile per tutti. L’allarme lanciato dal mondo turistico a più riprese, prima e durante l’arco natalizio, periodo in passato sempre redditizio per tutto il settore, è rimasto al momento senza effetti produttivi. Il mondo della montagna, con la chiusura degli impianti sciistici e il divieto degli spostamenti tra le località, ha vissuto perdite che richiederanno molto tempo per essere ripianate. La sostituzione dello sci con altri modi di vivere la montagna invernale pare non aver salvato gli imprenditori delle varie località.

In attesa di decisioni da parte del governo costruttive, chiare e durature da più parti si invitano gli addetti al turismo a rinnovare l’offerta. Tanti i suggerimenti: seguire la domanda con proposte personalizzate, costruire un turismo green, digitalizzare il più possibile il settore. “Tutti suggerimenti interessanti, ma vanno spiegati nei dettagli.

Giulia De Febe

Ad esempio, quando si parla di dare priorità al settore green , bisogna dire in che modo”, ha puntualizzato Giulia De Febe che il mondo del lavoro ben conosce essendo specializzata da anni in procedure concorsuali (fallimenti, concordati preventivi, ecc…) . Secondo De Febe, studio a Torino dove lavora affiancata da collaboratori esperti, “il turismo ha bisogno di progettualità. Tuttavia tocca allo Stato promuovere il patrimonio italiano. Il Governo dovrebbe concordare con i ministeri di altri Paesi una serie di servizi, a cominciare dai trasporti: aerei, treni, navette. Inoltre dovrebbe ravvivare la presenza dell’Enit (Ente nazionale italiano del turismo) all’estero”.

La ripresa sarà inoltre segnata da un cambiamento della domanda. Igiene degli ambienti e sanificazione non potranno più essere un’eccezione; domanda e offerta dovranno incontrarsi in situazioni non tanto di massa, quanto di gruppi minuscoli. Almeno per i primi anni. Pertanto, in attesa di un ritorno dei viaggi, una convinzione andrebbe coltivata: nulla sarà più come il 2019. Il futuro richiede un rinnovamento totale.

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)