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Dario Gedolaro

Tragedia, è la parola che più fotografa la situazione israelo-palestinese. Una tragedia che dura da 80 anni, da quel 1948 quando una risoluzione dell’Onu riconobbe lo Stato di Israele, dandogli un pezzo di Palestina. Il Medio Oriente, che già era un’area politicamente instabile, divenne una polveriera. A partire dal 1948 infatti si contano almeno 6 conflitti fra Israele e palestinesi e le frizioni fra i due non sono ancora finite. A questo vanno aggiunte le due guerre del Golfo e la disgregazione della Siria dal 2011. Insomma, cinicamente si può affermare che la strage perpetrata da Hamas non è che uno dei tanti episodi cruenti in questa fetta di mondo, in cui odi e violenze non sembrano mai avere fine.

Gerusalemme – Muro del Pianto

C’è sempre qualcuno che soffia sul fuoco in un mondo islamico diviso in varie fazioni. Tempo fa questa parte la facevano soprattutto l’Egitto e la Siria contro Israele, ora tocca all’Iran, che sostiene ed arma Hezbollah e Hamas. Non ha certo giovato alla situazione generale l’irrigidimento di Israele sotto la guida di Benjamin “Bibi” Netanyahu, contrario alla soluzione “due popoli, due Stati” e quindi fautore di sempre nuovi insediamenti ebraici nei territori che dovrebbero essere governati dall’Autorità Nazionale Palestinese. Altre frizioni, che hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco, tanto che persino il presidente Joe Biden nel suo ultimo discorso pubblico ha parlato di coloni estremisti israeliani che attaccano comunità e villaggi palestinesi nella Cisgiordania ed è tornato a menzionare la visione americana per un futuro Medio Oriente di pace dopo l’eliminazione militare di Hamas: applicare gli accordi di Oslo tra Israele e Olp nel 1993 con la nascita di uno Stato palestinese in Cisgiordania e Gaza «parallelo» a quello ebraico. Ma, come si è detto, è una soluzione che l’attuale governo israeliano rifiuta categoricamente.

Gerusalemme – Knesset Parliament

Purtroppo, tutte le volte che gli Stati Arabi moderati sembrano avvicinarsi a Israele, esplodono nuove tensioni. Il leader egiziano Sadat ci rimise la pelle e ora l’Arabia Saudita, che sembrava disposta a siglare la cosiddetta “Pace di Abramo”, ha battuto in ritirata. I fondamentalismi che infiammano il mondo islamico sono molti e variegati, ma alla fine si coalizzano contro Israele. Anche perché le superpotenze giocano cinicamente su questo scacchiere per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E’ il caso di Russia e Cina, che ora fanno le filo arabe per mettere in difficoltà gli Stati Uniti. E così anche l’Onu è paralizzata. Israele pensa che la via d’uscita sia annientare Hamas, ma l’impresa è assai complicata, perchè vorrebbe dire entrare nella striscia di Gaza, fare migliaia di altri morti fra la popolazione civile e alienarsi le simpatie del mondo occidentale. Fra l’altro, c’è di mezzo la vita degli oltre 200 ostaggi di Hamas, che li ritiene la migliore assicurazione contro l’invasione di Gaza e, infatti, ne rilascia qualcuno ogni tanto per dimostrare di non essere quel movimento di belve da tutti dipinto e per mettere in ulteriore difficoltà gli israeliani, che infatti non hanno ancora dato la spallata prevista.

Comunque vadano le cose, senza un accordo garantito dalle superpotenze di ieri e di oggi (e da una fetta consistente del mondo arabo) è assai difficile che la violenza contro Israele cessi ed è facile prevedere che anche la sicurezza di molti stati europei ne risentirà (abbiamo già visto quello che è accaduto in Belgio). Chi semplicisticamente invita gli uni o gli altri a non arretrare di un palmo, è un velleitario o cinico o ignorante, che non tiene conto (o non vuole tenere conto) della storia e della complessità della situazione.

 

 

 

 

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.