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Paola Claudia Scioli

Il #Covid-19 si è “divorato” anche il Palio di  #Siena. Così in questa difficile estate 2020 piazza del Campo resa famosa in tutto il mondo dall’elettrizzante corsa cavalli-fantini, resterà vuota. Non capitava da 76 anni. Il fatto accresce il già grave tracollo delle presenze di turisti italiani e stranieri sempre visibili  in massa negli anni passati, soprattutto in estate e per il Palio. I senesi, battaglieri da sempre, hanno comunque reagito alla difficile situazione rivolgendosi con tenacia al “turismo di prossimità”. Ossia al turismo nazionale, compreso quello della propria regione: la Toscana. Del resto il Palio è la loro vera ragione di vita. Ed è stato sospeso solo durante le due Guerre Mondiali.

Campanile e cupola del Duomo di Siena

Una festa di popolo sopravvissuta nel tempo senza perdere nulla del fascino tradizionale. Una festa che ogni anno porta le contrade a sfilare una dopo l’altra, ognuna nel giorno del  suo santo patrono,  con i suoi simboli e i suoi contradaioli orgogliosi di farsi vedere da tutta la città avvolti nei colori della contrada. Tutto a Siena ruota intorno agli appuntamenti del 2 luglio e del 16 agosto, le date che scandiscono il calendario dei senesi.  I festeggiamenti in questi due giorni sono tali da superare quelli  del santo patrono, S. Ansano, che ricorre il 1° dicembre. Quest’anno niente rullo dei tamburi, la città è spoglia e silenziosa. Non tutti gli alberghi sono aperti, rari sono i bus che scaricano orde di turisti negli appositi piazzali. Rimangono i senesi decisi a godersi la città, e gli italiani e i pochi stranieri che soggiornano negli agriturismi, nei casolari acquistati o affittati in campagna e nelle aree sosta camper “Fagiolone” e “Palasport”. Le migliori soluzioni per garantire il distanziamento di sicurezza post-coronavirus. A loro vengono offerte visite guidate straordinarie per scoprire gli angoli più nascosti di questa città, vero museo a cielo aperto. Dal 1995 inserita nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco per le caratteristiche urbane e architettoniche del centro storico, per i suoi palazzi, le chiese, i monumenti, Siena resta comunque una delle più belle e interessanti città d’arte della nostra “Italia Unica”. Per

Torre del Mangia e Duomo
di notte

immergersi in un’atmosfera medievale magica e avvolgente basta passeggiare per le piccole vie che convergono su Piazza del Campo, il fulcro politico, civile ed economico della città. Nato su un terreno fragile e fangoso il Campo per secoli ha rappresentato un grosso problema urbano per Siena. Risale al 1169 il primo documento che parla della sistemazione del terreno che andava dalle attuali Logge della Mercanzia alla Piazza del Mercato, retrostante al Palazzo Comunale. La costruzione nel 1193 di un muro, intorno al quale furono poi edificate fabbriche e botteghe, ha decretato la suddivisione tra la piazza del Mercato e Piazza del Campo con la sua caratteristica forma a conchiglia, utilizzata per fiere e mercati almeno fino al 1310. Fu allora che il Governo della città si stabilì nel gotico Palazzo Pubblico, simbolo dell’indipendenza e della ricchezza di Siena, che custodisce ancora oggi opere d’arte quali la sala del Mappamondo con la conquista del castello di Giuncarico ultima opera di Duccio di

Pavimento del Duomo di Siena

Buoninsegna (1315 – 1320), la Maestà (1315-1321) e il Guidoriccio (1328 – 1329) di Simone Martini. Uniche sono poi la Cappella interna, la Sala del Concistoro e la Sala della Pace con le immagini del Buono e Cattivo governo affrescate da Ambrogio Lorenzetti (1338-39) dove è possibile vedere la città medievale con le sue botteghe e i suoi artigiani e la donna vestita di bianco distesa su un’armatura che è diventato l’emblema universale della Pace scelto dall’Unesco. Nel corso del Trecento furono realizzati anche i principali palazzi che circondano la conchiglia con pavimentazione a nove spicchi. Al centro la Fonte Gaia, alimentata da acque provenienti dalla zona nord della città tramite una fitta rete di canali sotterranei, sostituita da una splendida fontana di Jacopo della Quercia nel Quattrocento. Lasciando Piazza del Campo da via Rinaldini, da dove si gode uno splendido scorcio della Torre del Mangia, inizia un percorso attraverso giardini e stretti vicoli che porta a scoprire la storia della città e della sua gente tra rioni popolari e ricchi palazzi nobiliari, fonti, torri, giochi di archi e botteghe artigiane. Primo tra tutti il Ghetto compreso tra via del Porrione e via di Salicotto, dove gli Ebrei furono costretti a vivere a partire dal XVI secolo. Da qui si raggiunge piazzetta Artemio Franchi, splendida terrazza sulle verdi vallate senesi. Vicoli bui, strade in forte pendenza, scalinate sconnesse e costruzioni addossate le une alle altre in un abbraccio che solo raramente lascia filtrare i raggi del sole sono tipiche dell’assetto urbanistico medievale. Un’altra struttura di grande interesse è Lo Spedale di Santa Maria della Scala, uno dei più antichi ospedali al mondo documentato dal 1090 e voluto dai canonici del Duomo, destinato all’accoglienza dei pellegrini e all’assistenza dei poveri, ospitati assieme ai malati nella Sala del Pellegrinaio, dove ricevevano pane, vino, cibi cotti. Dopo gli ultimi restauri, l’edificio è diventato un complesso museale e, in particolare, nei sotterranei ospita il museo archeologico in un labirinto di sale e cunicoli scavati nel tufo. Poco lontano da Porta Romana si trova l’Ospedale Psichiatrico, costruito alla fine del XIX secolo sui resti del Convento trecentesco di San Niccolò, diventato in breve tempo una vera e propria “città della follia” con strade, botteghe di artigiani, cucine, lavanderie dove i malati erano curati con il lavoro. Da Piazza del Mercato risalendo il Vicolo di San Salvatore si attraversa un rione con un aspetto ancora fortemente medievale, coi suoi sporti (sorta di terrazze coperte che in epoca medievale servivano per ampliare le stanze delle abitazioni), i suoi archi, le case che si tuffano nei vicoli scuri.

Duomo di Siena

Un ambiente simile si trova anche in Vicolo dei Percennesi, forse costruito sui resti di una strada romana, l’unico luogo, in tutta Siena, in cui sia ancora possibile osservare i caratteristici merli ghibellini a coda di rondine, che s’innalzano sull’antica rocca di Palazzo Chigi-Saracini. Siena vanta anche numerose chiese di grande impatto. Tra queste vanno ricordate sicuramente la Basilica di San Domenico e la Basilica di San Francesco, entrambe trecentesche, ma soprattutto il complesso monumentale del Duomo, che riaprirà regolarmente al pubblico dal 1° agosto, dopo il superamento di una fase sperimentale per le restrizioni post-coronavirus: la Cattedrale con il Pavimento, la Libreria Piccolomini e la Porta del Cielo, il Museo dell’Opera, il Panorama dal Facciatone, la Cripta e il Battistero. Monumenti di straordinaria bellezza ai quali hanno lavorato maestri del calibro di Nicola e Giovanni Pisano (a cui si deve la splendida facciata duecentesca), Donatello, Michelangelo, Bernini, Duccio di Buoninsegna autore della Maestà per l’Altare Maggiore. Tra tutti il capolavoro assoluto rimane il grandioso Pavimento del Duomo a commesso marmoreo (marmi colorati accostati assieme come in una tarsia lignea) e graffito, unico, straordinario, non solo per la tecnica utilizzata, ma anche per il messaggio delle figurazioni. Non basta un giorno per visitarlo.

 

Orari di visita dal 1 Agosto 2020 dalle 10:30 alle 18:00

Cattedrale Festivi dalle 13:30 alle18:00

Periodo scopertura straordinaria del Pavimento della Cattedrale 
Dal 17 agosto al 7 ottobre 2020

Orari di visita dalle 10:30 alle 18:00

Festivi dalle 9:30 alle 18:00 

Call center: +39 0577 286300

opasiena@operalaboratori.com

https://operaduomo.siena.it/it/

 

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)