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Carola Vai

Eurovision Song Contest 2022 renderà Torino più internazionale, come era già accaduto con le Olimpiadi invernali 2006”, dicono tanti osservatori. In attesa, tralasciando le ricadute economiche dell’evento sul territorio, (che sarebbe assurdo non ci fossero), rammento i principali artisti che nati nella città della Mole Antonelliana e famosi oltre i confini italiani hanno portato il nome di Torino nel mondo: Rita Pavone, 50 milioni di dischi venduti; Umberto Tozzi, 70 milioni di dischi; Fred Buscaglione, entrato nell’olimpo dei miti; il pianista Ezio Bosso; il jazzista Dario Chiazzolino; il duo “I Righeira”; il gruppo musicale “I Subsonica”.

Carola Vai

Rita Levi-Montalcini, premio Nobel 1986 per la medicina, non utilizzò la sua vivace fantasia esclusivamente per la scienza, ma pure per scoprire la bellezza della natura, delle città, di usi, costumi e tradizioni di vari continenti. Rita era infatti un’accanita viaggiatrice perché dai viaggi attingeva nuove idee come si scopre indagando nella storia della sua vita.

PCS

 Fino al primo maggio in mostra al Mastio della Cittadella di Torino la riscossa del Regio Esercito Italiano dall’armistizio alla liberazione 1943 – 1945. Un racconto per immagini, alcune inedite,  testi, curiosità di un importante periodo della storia italiana. L’apertura della rassegna avvenuta il 23 aprile 2022 è stata accompagnata dalla conferenza degli storici Gianni Oliva, Pier Franco Quaglieni e del curatore Pier Carlo Sommo. La mostra abbraccia il periodo dal 25 luglio 1943 al maggio 1945, momento tragico, ma importantissimo della storia italiana non ancora del tutto esaminato con una neutralità critica indispensabile per una valutazione storica corretta. Nonostante i molti studi sulla condotta delle forze armate italiane, non sono ancora emerse del tutto non solo le cause della loro crisi, ma anche le reazioni e il valore individuale che favorirono atti di resistenza visti in un quadro complessivo.

Dario Gedolaro

 Nel momento in cui in Europa tornano i venti di guerra e riparte la corsa agli armamenti, cade il centenario della morte di un illustre e per certi versi singolare personaggio, l’Imperatore Carlo I, ultimo sovrano della monarchia austro ungarica. Guidò il Paese negli ultimi due anni del primo conflitto mondiale, ma cercò in tutti i modi una soluzione pacifica alla guerra, convinto, come il Papa Benedetto XV, che si trattasse di “un’inutile strage”.

Dario Gedolaro

Visto che l’irreparabile è accaduto (la guerra), che i lutti diventano ogni giorno più gravi, che non sembrano esserci dubbi sul fatto che il conflitto non si allargherà e quindi che l’Ucraina difficilmente vincerà (anche se potrà limitare i danni), dando per scontati i giudizi severi sulla Russia e su Putin (che indubbiamente stanno dalla parte del torto), è utile riflettere su un tema fondamentale: come e perché si è giunti a questo punto. La guerra si sarebbe potuta evitare? Le diplomazie dell’Europa e degli Stati Uniti sono state incapaci di cogliere, negli anni passati, i segnali che andavano in direzione di un conflitto armato? Siccome la decisione di muovere guerra a un Paese vicino non può essere presa dal giorno alla notte, è evidente che qualcosa non ha funzionato nella comprensione di quanto pian piano maturava nella mente di Putin.

Pier Carlo Sommo

Una città semi deserta già dall’imbrunire, notti buie e silenziose rotte dai lampeggianti blu della polizia, posti di blocco. Di giorno palazzi delle istituzioni con guardiole blindate e agenti armati, scanner agli ingressi, un attentato alla settimana. Per molti, obiettivi effettivi o presunti delle BR, ogni giorno significava tornare a casa cambiando strada, guardare con sospetto chi era vicino al portone di casa, e bisognava fare un paio di giri per vedere se si allontanava… Chi ha vissuto a Torino gli “anni di piombo” del terrorismo rosso non li ha dimenticati. Vedere la mostra fotografica “Torino Ferita 11 dicembre 1979”  inaugurata l’11 marzo alla Biblioteca Nazionale di Torino, riporta indietro a quei terribili anni.

Pier Carlo Sommo

 Purtroppo la guerra è una maledizione insita nella natura umana. Nella storia dell’umanità la pace è sempre stata un breve intervallo tra periodi di guerra più o meno lunghi.  Il crollo del muro di Berlino ha creato una grande illusione  caduta rapidamente. L'equilibrio del terrore aveva creato un periodo di relativa tranquillità inframmezzata da guerre "minori", il dopo è stato di crescente instabilità e minacce. Reputo pericoloso il pacifismo utopico di certe organizzazioni. Chi vuole seriamente la guerra, non arretra di un millimetro,  anzi è incentivato perché interpreta questi atti solo come segni di debolezza.

Dario Gedolaro

“L'America capirebbe meglio cosa provano i russi riguardo all'Ucraina, se si chiedesse come reagirebbe se, diciamo fra dieci anni, la Cina si alleasse col Messico e costruisse una base a un centinaio di chilometri a Sud del Rio Grande”. Lo ha scritto pochi giorni fa l’autorevole Ispi, l’ Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, per spiegare la reazione di Putin all’ ipotesi di un ingresso dell’ Ucraina nella Nato. Bisogna partire da qui, nel momento più grave della crisi fra i due paesi, per cercare di comprendere come si è giunti alla guerra, senza lasciarsi condizionare dall’ emotività che ci porta sicuramente a parteggiare senza sì e se ma per gli aggrediti, cioè gli ucraini.