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Dario Gedolaro

Con un discorso coraggioso  – basterebbe citare la frase: “Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog”, cioè il perdente – Giorgia Meloni ha avuto la fiducia da parte del Parlamento e raccolto consensi da buona parte dell’opinione pubblica. Ora bisognerà vedere che cosa concretamente farà il suo governo, comunque non si illuda: la faziosità e la litigiosità della politica italiana, retaggio di una storia secolare fatta di cento campanili e, all’ interno di essi, di divisioni settarie fra “bianchi” e “neri”, sarà un duro ostacolo al suo cammino e a quello della sua maggioranza di centro-destra (come è avvenuto negli anni scorsi anche per altre maggioranze). Se ne è già avuto qualche esempio in questi giorni e cito due casi: le polemiche sul termine “merito” e quelle sulla creazione di un Ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità.

Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Purtroppo, il Parlamento è ancora “avvelenato” da due fattori: l’arroganza di una sinistra in parte erede di quel Pci che si sentiva partito “diverso” e “superiore” rispetto a tutti gli altri; il populismo e la demagogia. A quest’ultimo proposito, per non andare a Masaniello, mi limito a citare il fascismo (che sul disprezzo delle regole liberal/democratiche e del parlamentarismo ha costruito la sua ascesa al potere), il movimento dell’Uomo Qualunque dell’immediato dopoguerra e, per venire all’ oggi, il Movimento 5 Stelle.

Il PD (con i suoi “cespugli”) ha aperto il fuoco senza neanche riflettere sul fatto che in fondo calpestava principi che dovrebbero essere i capisaldi di una forza di sinistra/progressista. Infatti, che cosa c’è di più democratico del “merito” per avere nella vita quell’ascesa nella scala sociale che permette agli “underdog” di non essere più tali? All’opposto del merito c’è il privilegio, la fortuna di essere nato in una famiglia ricca, con buone relazioni che garantiscono una sistemazione a un/a giovane, anche se non proprio diligente e operoso/a, secondo il detto: “E’ nato con la camicia”. Un famoso discorso attribuito a Danton, uno dei padri della Rivoluzione francese, recita: “Noi abbiamo spezzato la tirannia del privilegio, abbiamo posto fine ad antiche ingiustizie, cancellato titoli e poteri ai quali nessun uomo aveva diritto, abbiamo posto fine alle assegnazioni per censo e per nascita delle più alte, prestigiose e ambite cariche dello Stato…”. Forse il PD è ancora appesantito da quelle scorie del marxismo-leninismo che, tradotto nella pratica politica, ha significato creare una classe di privilegiati, la “nomenklatura”, che riteneva di essere inamovibile e di avere diritto ad ogni tipo di privilegio?

Gilberto Pichetto Fratina Ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica e il Presidente della Repubblica

Sul concetto di “merito” sarebbe più logica l’opposizione del M5S, che ha costruito la sua ascesa rigettando il concetto di competenza e autorità (non autoritarismo), sventolando la bandiera populistica dell’antipolitica, considerando un inutile orpello il fatto di portare persone capaci alla guida della res pubblica.

Ancora più incomprensibili le dure critiche della sinistra alla creazione di un Ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità. Incomprensibili sul piano ideologico, perché si nega la necessità di aiutare quei nuclei familiari, anche monogenitoriali, più svantaggiati (è evidente che a un ministero siffatto sono meno interessate le classi abbienti), in difficoltà nel risolvere il rapporto maternità-lavoro, stretti ogni giorno da problemi economici di ogni genere, per non parlare dell’ambiente sociologico e culturale in cui vivono soprattutto nei quartieri più problematici delle grandi città: “L’Istat – scrive Titti Di Salvo su Huffpost – ha previsto che nel corso del 2022 continuerà la caduta a picco delle nascite. Numeri che confrontati con il desiderio di genitorialità delle giovani coppie, anch’esso quantificato, rivelano la grande rinuncia. Nascono molti meno bambini di quanto le persone desiderino. In mezzo, tra il loro desiderio e la rinuncia c’è la durezza della realtà, la precarietà del lavoro, la scarsità e il costo dei pochi servizi all’infanzia, il peso non condiviso delle responsabilità genitoriali e dei lavori di cura, la rigidità dei modelli organizzativi delle imprese, il basso livello dell’occupazione femminile”.

Guido Crosetto Ministro della Difesa e il Presidente della Repubblica

Il concetto di natalità dovrebbe essere una bandiera della sinistra, perché si sa che proprio dalla scarsa natalità derivano gravi problemi al moderno welfare (pensioni, sanità, istruzione gratuita, ecc.), cioè a quel sistema diretto a garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini, specialmente, ancora una volta, se sono meno abbienti.

Allora qual è il problema? Il problema – è stato detto anche in modo chiaro – è che mettere l’accento sulla natalità sembrerebbe voler disincentivare il ricorso all’ aborto. E infatti, la sinistra si straccia le vesti quando vengono approvati provvedimenti del tipo “Vita nascente” – recentissima legge della Regione Piemonte – che contengono aiuti per quelle donne in difficoltà che proprio per questo motivo decidono di ricorrere all’interruzione della gravidanza.

Il Consiglio dei Ministri

Che lo Stato debba intervenire anche economicamente per garantire parità di dignitose condizioni di vita e di opportunità a tutti i cittadini dovrebbe essere, anche in questo caso, un sacro principio della sinistra. Un principio a cui è meno sensibile la cultura liberal/radicale e in particolare quella americana, dove prevale il principio dell’individualità, del “meno Stato e più Mercato”, in tutte le sue declinazioni, dalla famiglia, alla difesa personale, al lavoro. Ebbene, il PD si è avvicinato a questa cultura, che molti definiscono “radical chic”, la cultura del “faccio quello che mi pare”. Ma non è evidentemente quella di Giorgia Meloni, che ha così concluso il suo discorso, citando Papa Giovanni Paolo II: “La libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che si deve”. E non è nemmeno – se è coerente con ciò che scrive – quella di un Calenda, autore del libro “La libertà che non libera-Riscoprire il valore del limite”.

E allora alla fine una domanda viene spontanea: ma il PD è ancora un partito di sinistra?

http://www.viavaiblog.it/giorgia-meloni-prima-donna-a-capo-del-governo-in-italia/

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)