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Carola Vai

L’incubo Covid-19  è una drammatica realtà con provenienza ancora da definire, ma che ogni giorno di più accresce scontri sociali e fratture generazionali.  Una tragedia dai tanti interrogativi, alcuni spaventosi: il virus  è forse stato creato per realizzare una forma di pulizia umana mondiale? Infatti la pandemia uccide soprattutto anziani e persone giovani con salute precaria.  Non lascia indenne persone sane, ma sono una minoranza ridotta. In attesa della distribuzione del vaccino salvavita , i Paesi che tanto hanno difeso l’esistenza umana, come l’Italia, avranno perso un numero di vite umane ancora da immaginare. Senza contare che il Covid-19 sta minando l’economia mondiale a rischio tracollo in molti territori. Italia compresa. Sicuramente il mondo alla fine uscirà dalla tragedia.  E come è avvenuto a conclusione di ogni guerra, il futuro riprenderà aiutato dal progresso e da energie vitali. Ma quale sarà il nuovo assetto politico, economico, culturale alla guida del nuovo mondo?

Vaccino

Le misure anti-covid  stanno influenzando negativamente tutto il panorama umano mondiale, psicologia compresa. L’Europa sembra, al momento, subire i danni maggiori. L’Italia che, nonostante critiche anche dal suo interno,  ha raggiunto negli ultimi anni una vita soddisfacente per gran parte della sua popolazione, è trascinata indietro di decenni dalla pandemia e dalle iniziative per contrastarla. A fine Covid si prevede la sparizione di migliaia di aziende, e di conseguenza di milioni di posti lavoro.  Ancora da immaginare in numeri della disoccupazione e della povertà che emergeranno quando la pandemia sarà un brutto ricordo. Ci vorrebbero una o più menti in grado di individuare iniziative utili a evitare di cadere nel baratro. Invece si continua con formule che incentivano scontri sociali e fratture generazionali. Si colpevolizza chi ha un lavoro sicuro e a tempo indeterminato, e chi ha una buona pensione,  anziché tutelare tali situazioni per favorire il miglioramento dell’economia e di conseguenza la crescita della produzione, dei posti lavoro, della vita anche degli strati sociali più poveri. Inoltre si insiste sull’invecchiamento degli italiani, la carenza di nascite, e le poche opportunità professionali per i giovani. Certo dal censimento realizzato dall’Istat al 1 gennaio 2020 – ultimo dato disponibile – emergeva un’Italia con 59.641.488 di residenti , circa 175.000 in meno rispetto all’inizio del 2019. In questo quadro è stata indicata una crescita del numero degli ultrasessantacinquenni in percentuale di quasi il 180%  sull’aumento del 148,7% raggiunto nel 2001. Il numero di anziani per bambino  è così passato da meno di uno nel 1951 a cinque a fine 2019 (era 3,8 nel 2011). Quattro  le regioni che si attestano sul valore medio nazionale : Lombardia , Veneto, Lazio e Puglia.  Il Piemonte al primo  gennaio 2020 aveva 4.311.211  di residenti  con un calo di  17.348 unità rispetto l’anno prima. Ma la  cifra sale a 52.699 unità se paragonata al 2011. I discreti ritmi di vita hanno favorito la popolazione del Piemonte dove gli ultrasessantacinquenni  a fine 2019 erano 1.115.867, pari al 25,88%. In sostanza un abitante su quattro in Piemonte aveva più di 65 anni. In particolare, oltre mille erano ultracentenari, 528.135 appartenevano alla fascia di età compresa tra i 65 e i 74 anni, 523.047 in quella tra i 75 e gli 89 anni e 63.592 hanno tra i 90 e i 99 anni.

Da sinistra: Giorgio Napolitano, Rita Levi-Montalcini,, Carlo Azeglio Ciampi, Carlo Rubbia

Sarà interessante conoscere come il 2020 testimone di un’autentica strage di uomini e donne ultrasessantenni, avrà inciso sul quadro della popolazione. Di certo il modo di trattare la situazione sulle prime pagine dei giornali di tutta Europa, soprattutto in Italia, induce a riflettere sulla vecchiaia. Ma pure sul calo delle nascite. Nei paesi più sviluppati, e l’Italia per nostra fortuna è uno di questi, le donne hanno raggiunto una situazione culturale e professionale migliore rispetto un secolo fa, o i Paesi più arretrati. Ma lo sviluppo in Italia non è stato affiancato da un valido aiuto per consentire alle famiglie, di conseguenza alle donne, di conciliare maternità e lavoro. La fatica di crescere un figlio o una figlia è da sempre in gran parte lasciato alla famiglia. Nel caso della presenza di nonni in buona salute e magari economicamente indipendenti, alle famiglie giovani è possibile avere figli senza scontrarsi con sacrifici che costringono la donna a rimanere confinata tra le pareti domestiche. Scelta che ha però il risultato di limitare pure le entrate finanziarie nella coppia. Con il risultato che le giovani coppie limitano il desiderio di avere figli. Difficile immaginare che i governanti di un Paese siano ignari del quadro illustrato.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Mario Draghi

Se lo sono, viene da pensare che siano incapaci di capire la realtà, oppure non hanno interesse a comprenderla. Ambedue i casi sono inaccettabili. Tornando al ripetuto concetto di un’Italia con troppi vecchi e pochi giovani, c’è da ricordare l’antico adagio: “per evitare la vecchiaia basta morire giovani”. Ma bisogna pure rammentare che la gran parte degli ultrasettantenni in buona salute contribuiscono al miglioramento della società. Basta cita alcuni esempi a cominciare da Papa Francesco, 84 anni compiuti lo scorso17 dicembre.

 

Renzo Piano e l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (95 anni)

Poi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, 79 anni il 23 luglio scorso; l’economista Mario Draghi, 73 anni;  lo stilista Roberto Cavalli, 80 anni; i giornalisti Bruno Vespa, 76 anni e Maurizio Costanzo, 82 anni; la cantante Mina,80 anni; l’architetto Renzo Piano, 83 anni come Adriano Celentano;  lo scienziato Premio Nobel per la fisica, Senatore a vita,  Carlo Rubbia, 86 anni come Ornella Vanoni, lo stilista Giorgio Armani e l’attrice Sofia Loren. L’elenco potrebbe continuare.

 

Giorgio Napolitano e Sophia Loren

Per concludere: impugnare il tema vecchiaia per coprire l’incapacità di fornire ai giovani un’educazione costruttiva, creativa e rispettosa di genitori, nonni e bisnonni, di animali e ambiente, è dannoso per tutti. Gli scrittori greci e latini consideravano la vecchiaia un’età detestabile; per l’epica omerica era sinonimo di saggezza. Il secolo scorso ha rincorso la giovinezza con tutte le formule scientifiche possibili. Oggi  con il Covid-19 si punta a colpevolizzare chi ha la fortuna di aver vissuto a lungo,  e a influenzare negativamente i giovani. Invece di incentivare il progresso di vita e difendere il potere dell’esperienza dettata proprio dall’età, si coltivano i pregiudizi generazionali. Con ripercussioni negative generali.

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)