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Dario Gedolaro

Forse è un pensiero esagerato, ma l’inchiesta giudiziaria sulla Juventus, che ha portato alle dimissioni del consiglio di amministrazione del club calcistico bianconero, sembra essere l’icona di una città, Torino, che fatica a ritrovare la rotta dopo gli anni ruggenti che ne avevano fatto la capitale industriale d’ Italia.

Andrea Agnelli

Non si tratta tanto della gravità dei reati (irregolarità ne bilanci, ma non tali da stravolgere l’effettiva situazione economico/patrimoniale della società, come nei casi Parmalat e Cirio tanto per fare due esempi) quanto del fatto che vi è coinvolto direttamente un personaggio con un cognome e una storia molto importante, Andrea Agnelli. Nemmeno durante tangentopoli, quando la Fiat fu messa sotto inchiesta per mazzette ai politici, un Agnelli finì sul banco degli imputati. E poi cade nella polvere un simbolo mondiale di Torino, la Juventus, che nel suo settore era considerata un’azienda modello.

Per questo oggi la città assiste sconcertata agli sviluppi di questa vicenda. Qualcuno potrebbe parlare con malcelata soddisfazione di “tramonto degli dei”, ma certo non lo si può fare a cuore leggero. La famiglia Agnelli ha rappresentato per Torino sin dai primi anni del Novecento e per oltre un secolo il pilastro su cui si è fondata l’esponenziale crescita economica della città, dopo la terribile batosta della perdita di ruolo di capitale d’ Italia.

La vicenda Juventus dimostra una volta di più che oggi sembrano mancare le leadership, che le famiglie cittadine più illustri sembrano essersi ripiegate su sé stesse: gli ultimi eredi hanno messo i soldi (molti) in qualche finanziaria che glieli amministra. Ovvio che è sbagliato generalizzare, ci sono esempi di imprese ancora vivaci e leader nel loro settore (pensiamo a Lavazza, Reale Mutua, Reeplay), ma niente a che vedere con quello che era l’universo Fiat, una colossale galassia che ancora negli Anni Novanta era costituita da circa mille imprese diverse, che era fortemente radicata a Torino e Provincia, tanto da calzare a pennello l’immagine della Company Town.

Continassa – Sede sociale Juventus

Era un guaio questa presenza incombente e ingombrante? Con il senno di poi si potrebbe dire probabilmente sì perché ha frenato la creatività e il coraggio imprenditoriale dei torinesi, ma certo la forza trainante di quel gruppo era potente e la città ne beneficiava sotto molti aspetti: economici, politici, sociali, internazionali. I Capi di Stato in visita ufficiale in Italia passavano a Torino ad omaggiare gli Agnelli e non dimentichiamo mai che, se le Olimpiadi invernali del 2006 si sono fatte a Torino, una buona fetta del merito la si deve attribuite ai fratelli Gianni e Umberto Agnelli, i quali si batterono in prima persona per portare in città quell’evento sportivo, tanto che gli svizzeri di Sion, città che ormai si sentiva vincente, parlarono con sarcasmo di “Olimpiadi della Fiat”.

Più ancora della crisi che dagli Anni Duemila in poi ha investito tutta l’industria manifatturiera mondiale per la concorrenza di Paesi con lavoro a basso costo, come Cina e India, Torino ha pagato la morte in soli 18 mesi dei due più importanti rappresentanti della famiglia Agnelli, Gianni e Umberto. Un colpo fortissimo, parato provvisoriamente con l’arrivo di Sergio Marchionne, geniale manager, che però ragionava da “apolide”, senza quel radicamento torinese dei due fratelli. Torino è finita su un piano inclinato, tanto da far dire in un’intervista recentissima a uno dei più importanti commercialisti torinesi, Lionello Jona Celesia, festeggiato per i 60 anni di professione: “Eravamo più di un milione, oggi siamo meno di 800 mila, amo molto Torino, ma se fossi un giovane studente probabilmente me ne andrei”.

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)