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Tag Archives: Torino

Dario Gedolaro

“Armata brancaleone”, “Subgoverno dei peggiori”. La lista dei 39 sottosegretari e viceministri del governo Draghi non ha fatto in tempo ad uscire che ha suscitato perplessità e battute ironiche. Simili a quelle dopo la diffusione della lista dei ministri “politici”.  Pur facendo la doverosa tara, visto che in Italia si fa polemica su tutto e su tutti, non si può proprio dire che ci si possa entusiasmare. Si è utilizzato a piene mani il famoso “manuale Cencelli”, dando ai partiti praticamente mano libera nell’ indicare i nomi. Per il Piemonte e per Torino, poi, se non è una nuova Caporetto poco ci manca. Sparuta la presenza numerica: un ministro di scarso peso – Fabiana Dadone, alle Politiche giovanili – e solo due sottosegretari, un esponente un po’ stagionato di Forza Italia, il viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin , e una giovane sprovveduta “leonessa” del Movimento 5 Stelle, la viceministra all’ Economia Laura Castelli.

Carola Vai

Cavour sarebbe stato felice se gli avessero profetizzato che ci sarebbe stato un Premier di fama mondiale, Mario Draghi, a celebrare i 160 anni dell’Italia Unita. Un primo ministro difensore dell’Unità d’Italia che debutta in Senato il 17 febbraio  e alla Camera proprio il 18 febbraio, lo stesso giorno di quando nel 1861 Camillo Benso Conte di Cavour, Presidente del Consiglio dei Ministri, riunì a Torino il primo Parlamento dell’Italia Unita, su convocazione del re Vittorio Emanuele II di Savoia. Unità che sarebbe stata ufficializzata  poche settimane dopo: il 17 marzo. Perciò non si può nemmeno considerare azzardata l’idea di  Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti, oggi candidato sindaco a Torino con la lista SiTav Silavoro, di scrivere al neo Premier per chiedere che il vertice dei Capi di Stato e dei Capi di governo a chiusura del G20 in programma i prossimi 30 e 31 ottobre a Roma si tenga invece a Torino, in quanto prima capitale d’Italia.

Dario Gedolaro

#italiaunicaqui - Enrico Salza, uno dei grandi vecchi di Torino, esce da un lungo silenzio e, in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, traccia su “La Stampa” un profilo del futuro sindaco di Torino. Un profilo che il quotidiano sintetizza con la parola “glocal” (mentalità internazionale e radicamento locale). Articolo interessante, che soprattutto stride con la situazione attuale, in cui una sindaca governa con inesperienza e mano insicura una giunta ed una maggioranza impreparate al difficile compito di rilanciare la città, senza per altro che l’opposizione le abbia incalzate con sufficiente vigore.

Carola Vai

(#italiaunicaqui) – Torino è la città dei corsi alberati . Occupano, infatti, circa 320 chilometri tutti suddivisi in due o tre diverse carreggiate separate da un susseguirsi di piante . Ma il patrimonio arboreo del capoluogo piemontese comprende anche strade minori, giardini, piazze per un totale di circa 110.000 alberi sul suolo pubblico in città, ed altri 50.000 nei boschi collinari. Un polmone verde particolarmente apprezzabile in questi mesi di lockdown causa Covid19 . Un patrimonio che richiede attenzione, e in autunno impone la raccolta di tappeti di foglie secche cadute al suolo. Compito che da qualche anno l’amministrazione comunale trascura. Risultato? Gravi rischi per i pedoni coinvolti in pericolosi scivoloni a terra, e persino per gli automobilisti costretti a improvvise frenate.

Carola Vai

Impossibile immaginare cosa avrebbe detto Rita Levi-Montalcini sul #Covid19. Avendo scrutato a lungo nella sua vita, posso supporre che avrebbe lavorato con maggiore intensità nelle sue ricerche scientifiche. Nel libro “Rita Levi-Montalcini, Una donna libera” (@Rubbettino editore) ho cercato di narrare tutta la sua vita e le caratteristiche che l’hanno  portata al successo mondiale nella scienza fino diventare motivo d’immenso orgoglio per il nostro Paese. Pertanto, un film su Rita Levi-Montalcini è un’ottima idea. Aiuta a conoscere meglio colei che è diventata un’ancora a cui aggrapparsi per generazioni di ogni età e sesso.

Ugo Marchisio

Torno a lavorare in corsia! Ho resistito alle sollecitazioni ad entrare nella Commissione Medica dell’Unità di Crisi/DIRMEI della mia Regione, il Piemonte, ma non ho potuto sottrarmi alle pressioni dei miei ex colleghi dell' Ospedale Maria Vittoria, lasciati 4 anni fa, sommersi dalla nuova ondata di ricoveri da coronavirus. Rispetto ai mesi di marzo-aprile, schematizzando molto la situazione epidemiologica, registriamo molti più casi positivi, ma anche una minore gravità dei sintomi. Infatti quasi il 95% degli infettati sviluppa sintomi lievi o non ne sviluppa affatto; non più del 5% necessita di ricovero in ospedale e la letalità complessiva è stimata al di sotto dell’1%.

Carola Vai

#italiaunicaqui – Sembra un angelo. In realtà raffigura il Genio Alato della Scienza. E’ la svettante statua in cima al monumento al Frejus, nella magnifica piazza Statuto, a Torino. L’opera celebra il traforo ferroviario del Frejus.   Il tunnel, terminato nel 1870, ossia 150 anni fa, al momento dell’inaugurazione, 17 settembre 1871, era il più lungo al mondo con i suoi 13,636 metri. La galleria collega l’Italia, da Bardonecchia,  con la Francia, a Modane, ed è famosa in tutti i Continenti. Un lavoro ritenuto eccezionale data l’audacia tecnica, i tempi di realizzazione (appena 13 anni), la novità ed il ruolo che ebbe nello sviluppo economico e sociale dell’Italia.

Carola Vai

Un disastro”. Così lunedì 16 ottobre 2000 giornali, radio, televisioni definivano l’alluvione che il giorno prima aveva isolato Torino dal resto del mondo, trasformato una parte del Piemonte in un’immensa distesa di acqua grigio scuro, piegato la Valle d’Aosta. “Un disastro”, come ricordo nel mio libro “Torino alluvione 2000,per non dimenticare”  (i cui proventi sono andati agli alluvionati del Sermig), costato 25 vite (18 in Valle D’Aosta, 4 in Piemonte, 3 in Liguria), 4 dispersi (in Valle D’Aosta), 40.000 sfollati iniziali scesi poi a 4000 considerando solo le persone che hanno perso definitivamente la casa; 100.000 senza luce nel solo Piemonte, e un milione senz’acqua potabile ancora nel solo Piemonte. Sono passati 20 anni da quelle giornate colme di disperazione per milioni di persone.  Per tanti dimenticare è ancora difficile.

Carola Vai

Vent’anni fa, il 20 luglio 2000, il Museo Nazionale del Cinema di Torino si presentò al pubblico dalla sua nuova casa: la Mole Antonelliana. Fu un enorme successo. Ricordo bene l’emozione vissuta mentre seguivo nel ruolo di giornalista l’avvenimento. Le collezioni che Adriana Prolo con tenacia iniziò a raccogliere dagli anni Quaranta  fino alla sua morte nel 1992, richiamarono nel tempo milioni di visitatori. Inoltre, in due decenni il Museo è stato meta in incognito di attrici, attori, registi da tutto il mondo. Ma “poiché il cinema è vita, e la vita è cambiamento, anche il Museo va rinnovato”, spiega Enzo Ghigo, 67 anni, Presidente della Regione Piemonte dal 1995 al 2005 e da circa un anno al vertice della Fondazione Prolo. Il giro di boa doveva essere anticipato durante i festeggiamenti del ventennale. Purtroppo gli effetti del #coronavirus hanno penalizzato la ricorrenza riducendo al minimo gli eventi. Tuttavia l’iniziativa orientata “a riscrivere la sceneggiatura del museo”, e gradita pure ai soci (Comune di Torino, Regione, Fondazioni bancarie, Gtt) , partirà presto.